Nel 2001 per risolvere la questione degli LSU (lavoratori socialmente utili) vennero accantonati 12.000 posti circa di collaboratori scolastici (all’epoca definiti bidelli) del personale ATA a fronte di una carenza cronica di tale profilo professionale. Però, invece, di procedere alla loro assunzione, come previsto dalla L. 144/99, tale personale venne esternalizzato, cioè privatizzato alle dipendenze di ditte e cooperative che gestivano gli appalti nelle scuole per vigilanza e pulizia.
Alcuni sindacati di base da allora si sono battuti per internalizzare tale personale e, finalmente, dopo quasi 20 anni di battaglie, la legge di bilancio del 2019 ha disposto la loro assunzione, alle dirette dipendenze dello Stato, dal primo gennaio 2020. Tale disposizione ha trovato applicazione nel successivo decreto 126 del 29 ottobre 2019 in cui venivano previste due fasi assunzionali: la prima riguardante lavoratrici e lavoratori che avevano almeno 10 anni di servizio alle dipendenze delle ditte, la seconda, a partire dal primo gennaio 2021, avrebbe riguardato coloro che invece avevano 5 anni di servizio. Le assunzioni, in base ai posti disponibili nelle province, potevano essere disposte full time o part time.
La contrattazione tra sindacati e ministeri
Si è aperta quindi una fase di interlocuzione tra l’Amministrazione (Ministero dell’Istruzione e Ministero del lavoro) e le Organizzazioni Sindacali per concordare le modalità di attuazione della procedura. La complessità della situazione e le palesi contraddizioni dei sindacati concertativi restii al processo di internalizzazione hanno fatto slittare la prima fase assunzionale dal primo gennaio 2020 al primo marzo 2020 con relativa proroga dei contratti alle aziende e alle cooperative che gestivano il servizio di sorveglianza e pulizia nelle scuole. In quella sede avevamo già posto la questione dell’importanza di prevedere un’ulteriore fase assunzionale, per chi fosse in servizio alla data del 31 dicembre 2019, vista la concreta possibilità che residuassero dei posti e visto che molte lavoratrici e molti lavoratori, data l’età avanzata, nel breve periodo avrebbero raggiunto l’età della pensione. Inoltre abbiamo richiesto che le assunzioni fossero disposte su tutti i posti disponibili: infatti il numero delle unità organiche da assumere (11.263) risultava ridotto (di 244 unità) rispetto al numero dei posti effettivamente accantonati per la terziarizzazione dei servizi così come era indicato nella “Tabella E” del Decreto Ministeriale relativo agli organici ATA per l’a.s.2019/2020. Successivamente all’assunzione effettiva della prima fase avvenuta il 1° marzo 2020 si è avviata una ulteriore procedura definita dal CCNI del 9 aprile 2020 per istituire una graduatoria nazionale che potesse consentire ai neo-assunti ex LSU e appalti storici, che erano titolari di contratti part-time, di ottenere un posto a tempo pieno in provincia diversa da quella di servizio e agli aspiranti con i requisiti ma che non avevano trovato posto in 4 provincie di appartenenza (Taranto, Enna, Palermo, Catanzaro) nella prima fase assunzionale, di avere un contratto o a tempo pieno o a tempo parziale nella propria provincia.
I nodi più recenti
A novembre ci sono stati altri due incontri con il Ministero dell’Istruzione in previsione dell’emanazione del bando per le nuove assunzioni della seconda fase, che sarebbero dovute partire il primo gennaio 2021, di ulteriori 1593 lavoratrici e lavoratori che avevano almeno 5 anni di servizio con le ditte. In questi incontri abbiamo posto all’attenzione dei presenti le due questioni spinose che erano ancora irrisolte: il disavanzo delle 244 unità di personale a livello nazionale e la questione dei candidati all’assunzione che non avevano posti nella loro provincia. Lo stesso Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione aveva chiesto, al fine di ampliare il più possibile le assunzioni per i candidati in possesso dei requisiti, di prendere in considerazione la possibilità per gli aspiranti di presentare la domanda, in subordine, anche per una provincia diversa da quella di appartenenza.
Invece, in questi incontri è emersa, da parte del governo, la non volontà di aumentare l’organico e il rinvio alla legge di bilancio della questione dei candidati di altra provincia che non troverà quindi soluzione nel bando che sarà riservato solo a chi ha il servizio svolto nella provincia in cui chiede l’assunzione e in cui siano disponibili posti, bando che comunque nel momento in cui scriviamo, non è ancora stato pubblicato.
Per le altre lavoratrici e gli altri lavoratori il governo ha presentato un emendamento alla legge di bilancio (attualmente mentre scriviamo è inserito all’articolo 165, comma 5-bis). In tale emendamento si prevede che i posti che siano eventualmente rimasti vacanti e disponibili a seguito delle procedure assunzionali, siano destinati a coloro che, a domanda, pur essendo in possesso dei requisiti previsti, non hanno trovato posto nella relativa provincia di appartenenza. A tal fine viene predisposta un’apposita graduatoria nazionale, formulata sulla base del punteggio già acquisito. Quest’ultima procedura dovrebbe concludersi in primavera e l’assunzione sarebbe prevista a partire da luglio 2021.
Accrescere l’organico dei collaboratori scolastici
Crediamo che questa soluzione sia profondamente ingiusta e priva di solide motivazioni. Non possiamo dimenticare infatti che i 4500 esclusi dal marzo scorso sono ancora in forza alle aziende e cooperative che svolgevano i servizi di pulizie scolastiche internalizzate, ma in sospensione a zero ore: questo significa senza stipendio e senza possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. La previsione di un terzo bando in primavera con entrata in servizio a luglio 2021 significa quindi prolungare una situazione ormai insostenibile per migliaia di lavoratori ormai allo stremo. Senza oltretutto alcuna certezza sul proprio futuro lavorativo, visto l’esiguo numero di posti disponibili.
Non possiamo permettere che un importante successo come questa internalizzazione, nella sua fase finale si trasformi in un incubo per migliaia di lavoratori, in veri e propri licenziamenti di massa mascherati. A nostro avviso il fulcro della questione in realtà è a monte”. Con l’esperienza dell’internalizzazione dei servizi di pulizia della provincia di Palermo, che ha visto i Cobas protagonisti di quella vittoriosa lotta, erano già emerse le criticità che poi si sono riprodotte nella stabilizzazione nazionale dell’anno successivo. A suo tempo la nostra organizzazione sindacale aveva proposto una serie di modifiche alla Legge di Bilancio che avrebbe sicuramente quantomeno ridotto drasticamente il numero degli esclusi.
Ad oggi forse l’unica soluzione certa per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici che hanno i requisiti necessari per accedere all’internalizzazione sarebbe mettere a disposizione nuovi posti ATA.
La carenza di personale ATA nelle scuole è evidente: dal 2000 (anno della esternalizzazione del servizio di sorveglianza e pulizia) ad oggi l’organico dei collaboratori scolastici è diminuito di 36.000 unità! Quindi pur con l’internalizzazione attuata siamo a 24.000 unità di personale in meno. Riportare a tali numeri l’organico consentirebbe di assumere tutte/i e di assumere ulteriore personale dalle graduatorie dei precari ATA.
In ogni caso, nessuno può rimanere escluso: compito del Governo è trovare quindi soluzioni percorribili e che soprattutto non rischino di gravare ancora così pesantemente su migliaia di persone.
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