photo credits: Hernán Piñera
Nell’ambito dell’Esecutivo Nazionale Confederale Cobas dell’8 novembre scorso, è stato deciso di costituire a livello confederale 5 gruppi di lavoro, tra questi il terzo (Gruppo 3), dovrebbe valutare se l’esperienza dei Laboratori scuola-società del CESP (carceri, disagio psichico e medicalizzazione di giovani e adulti, ambiente, razzismo e migranti, omofobia, violenza contro le donne), può essere estesa coinvolgendo anche altre Federazioni dell’organizzazione.
Facendo parte del gruppo 3, per dar seguito a quanto deciso, ho lavorato (oltre che al Laboratorio del CESP “Scuola e carcere” sul quale intervengo da anni insieme alla Rete delle scuole ristrette) alla definizione del Laboratorio sui minori migranti e stranieri presenti nei nostri territori di riferimento.
Elaborazione del progetto e intervento diretto
Il progetto nasce da una riflessione sull’esigenza di intervenire concretamente, come CESP, nelle situazioni di disagio estremo, per modificarle, evitando di teorizzare il cambiamento, senza la pratica diretta di questo (“Il dire e il fare. CESP – L’esigenza di essere incisivi coniugando le analisi e le proposte con la loro realizzazione” di A. G. S., Giornale Cobas n. 9) e vuole “contribuire all’inclusione e all’autonomia dei minori migranti (arrivati spesso da soli nel nostro paese) e dei minori stranieri”, partendo dalle realtà territoriali nelle quali si sceglie di sviluppare il progetto. Così, attraverso l’analisi dei bisogni concreti e delle reali situazioni di indigenza ed esclusione sociale dei giovani migranti e stranieri che hanno fatto ingresso in Italia, si vorrebbe riuscire ad offrire opportunità educative, l’integrazione in reti e relazioni sociali solide e, laddove necessario e possibile, costruire percorsi di inserimento lavorativo di medio-lungo periodo, insieme a soluzioni abitative adeguate. Obiettivi e finalità proprie del progetto sono quelle di innalzare il livello generalmente basso di istruzione dei minori migranti, superando le difficoltà di accesso a opportunità educative adeguate alle condizioni dei giovani migranti e la scarsità di offerte culturali, attraverso le quali, invece, bisognerebbe essere capaci di rafforzarne identità, aspirazioni e senso di fiducia verso il futuro, insieme alla riduzione della povertà educativa e all’inclusione dei giovani migranti e stranieri.
Biblioteche scolastiche e teatro
Le Azioni previste per la realizzazione degli obiettivi vanno dall’Attivazione di servizi integrativi dentro e fuori la scuola, attraverso tavoli di programmazione territoriale (realizzati eventualmente anche con enti pubblici e del Terzo settore), incontri istituzionali su temi collegati al contrasto alla povertà educativa, attraverso i quali prevedere la sottoscrizione di protocolli, accordi di rete o convenzioni, alla costituzione di specifici laboratori didattici:
a) La Biblioteca scolastica quale spazio di apprendimento per l’acquisizione e sviluppo delle capacità cognitive e non cognitive (Educazione alla lettura – Educazione alla competenza informativa);
b) Il Teatro oltre il teatro: Arti e mestieri del teatro e del cinema, Laboratori articolati di Formazione sulle Arti e Mestieri del teatro.
Nell’esperienza laboratoriale del CESP, la biblioteca e il teatro hanno dimostrato di essere importanti elementi nel contribuire alla realizzazione della personalità del singolo e alla sua socializzazione. Le biblioteche scolastiche, infatti, costituiscono un ambiente e bene comune per l’apprendimento a favore dell’intera comunità scolastica, da utilizzare a pieno regime e in maniera sempre coerente con la loro articolata funzione educativa, informativa, culturale e ricreativa, fondamentale per la formazione integrale della persona. Le biblioteche contribuiscono infatti a garantire un’istruzione di qualità, favoriscono l’inclusione, riducono le disuguaglianze, educano alla cittadinanza, contribuiscono al benessere e all’educazione alla salute, educano ai comportamenti responsabili e rispettosi dell’ambiente, di sé stessi e degli altri e possono diventare così un laboratorio trasversale, uno strumento di prevenzione e recupero della dispersione scolastica, di promozione della lettura e di integrazione multiculturale.
Il linguaggio teatrale, poi, con le sue differenti pratiche sceniche, si rivela uno strumento privilegiato di intervento pedagogico e formativo. Per questi motivi l’esperienza teatrale ed espressiva nelle scuole è diventata sempre più importante e nelle attività formative del CESP si è dimostrata particolarmente incisiva nella pratica dei laboratori in carcere, rendendo possibile ampliare le collaborazioni con esperti di teatro e tecnici, anche di livello internazionale, che hanno condiviso l’impianto progettuale del CESP, contribuendo al successo formativo scolastico ed extrascolastico.
L’avvio del progetto in Campania
A partire da questi presupposti, dopo una prima condivisione del progetto con un gruppo scuola romano e con Azimut (la onlus della Confederazione Cobas che sviluppa progetti nel campo dei diritti fondamentali delle persone – salute, educazione, lavoro – in Italia e nei paesi del Sud del mondo) c’è stato un primo incontro con la sede di Napoli. La scelta del territorio napoletano, come primo terreno di incontro per la verifica della fattibilità del progetto, è stata determinata dalla rete di relazioni e interconnessioni creatasi anche grazie alla nostra partecipazione alle elezioni regionali, con gruppi, associazioni, centri sociali e rappresentanti territoriali che su queste problematiche, in Campania, già lavorano da tempo. Il progetto, dai primi contatti già stabiliti con le reti sui territori, sembra peraltro, riscuotere già un certo interesse. Nell’incontro, tenute presenti le relazioni già esistenti sul territorio, sono state individuate tre possibili aree di intervento:
Nelle nostre previsioni, una volta individuati i possibili riferimenti per ognuna delle tre aree, si dovrebbe svolgere, come CESP:
• un primo incontro con le realtà territoriali, le scuole, i riferimenti Cobas (e non) con cui lavorare, verificando le disponibilità ed entrando nel merito degli interventi specifici, coinvolgendo, dove possibile e utile, gli enti territoriali con i quali aprire un’interlocuzione;
• un Convegno che illustri il percorso del CESP e coinvolga nel progetto altre scuole, docenti, associazioni, per ampliare l’intervento.
L’esperienza romana
Lo stesso percorso è stato fatto a Roma dove, come detto, è stato istituito un gruppo di lavoro che ha confermato l’interesse per intervenire in alcuni territori della città. Come fase iniziale dell’intervento sono state individuate due zone:
– il quartiere di Tor Pignattara, ad alta presenza di comunità di immigrati, nella quale iniziare a lavorare anche a partire dalle scuole nelle quali si è presenti, e dove è stato deciso di contattare, in vista della realizzazione del progetto per l’anno scolastico prossimo, la biblioteca di quartiere, con la quale lavorare per alcuni incontri specifici, oltre al rapporto con altre associazioni già presenti sul territorio per attivare una positiva sinergia di intervento;
– il quartiere di Santa Maria del Soccorso, che lambisce il Tiburtino alto e la zona di Rebibbia, zone nelle quali hanno sede anche istituti scolastici nei quali siamo presenti e dove è ubicata, a sua volta, una biblioteca di quartiere con un buon livello di interventi sul territorio, con la quale sviluppare almeno parte del progetto.
Una volta avviato questo percorso si potrà poi pensare di estenderlo in quelle altre regioni dove c’è una presenza significativa di giovani migranti.
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