Una delle grandi novità dell’anno scolastico che si avvia alla conclusione è stato l’organico potenziato dei docenti che, nonostante sia molto criticabile, ha dato alle scuole qualche risorsa in più a prescindere dagli incarichi che i dirigenti scolastici hanno affidato ai docenti.
Per gli ATA invece possiamo serenamente dire che la novità è stata l’organico de-potenziato!
Depotenziato perché è stato fatto divieto di nominare i supplenti per le sostituzioni degli Assistenti amministrativi e degli Assistenti tecnici anche per i periodi lunghi; depotenziato perché sono stati rivisti i criteri per la definizione degli organici innalzando il rapporto alunni/unità; depotenziato perché siamo di fronte all’ennesimo taglio del personale.
Nonostante tutto questo la Buona Scuola pretende dagli uffici di segreteria delle scuole la piena attuazione del CAD (codice amministrazione digitale) che vale a dire una rivoluzione informatica piovuta su tutto il personale a costo zero perché gli ATA oltre a non avere alcun “bonus” da spendere per l’auto-aggiornamento, non sono destinatari di specifici e tempestivi corsi di formazione come accade ai lavoratori delle aziende che investono sulla professionalità dei propri dipendenti ogniqualvolta è necessario formare/aggiornare il proprio personale. Ma non basta, gli ATA devono saper affrontare le novità professionali pur non frequentando i necessari corsi di formazione e senza gli strumenti funzionanti, sappiamo bene che la maggioranza degli istituti, soprattutto di primo grado, è carente delle attrezzature informatiche adeguate, non è raro che negli uffici di segreteria ci siano i computer dismessi e donati alle scuole dalle banche e dalle aziende del territorio.
Il processo di digitalizzazione delle scuole porterà inevitabilmente un aggravio di lavoro e di nuove competenze agli Assistenti tecnici, ma non creerà , come sarebbe ovvio, nuovi posti di lavoro perché la figura degli Assistenti Tecnici nelle scuole di primo grado non è ancora prevista negli organici. In questo modo aumenteranno i costi per i contratti di assistenza informatica alle ditte esterne.
E i Collaboratori scolastici? La categoria che più pesantemente ha subito in questi ultimi anni i tagli indiscriminati e che continua ad essere nel mirino del MEF/MIUR, il gatto e la volpe! I Collaboratori scolastici a loro insaputa sono i precursori della neonata mobilità negli ambiti territoriali ancor prima che esistessero gli ambiti; sono i primi ad aver constatato che la conquista di un contratto a tempo indeterminato e la titolarità in una scuola non sono sinonimo di stabilità nella propria sede di servizio. Quest’anno abbiamo visto come le scuole alle 7.30 del mattino possono assomigliare ad un ufficio di collocamento: i collaboratori scolastici presenti sono stati mandati a coprire il turno di lavoro di un collega assente in un altro plesso o sede associata, oppure sono stati chiamati a casa per cambiare il proprio orario di lavoro; una specie di trasferta e/o reperibilità considerata come dovuta da parte dell’amministrazione, subita, invece, dai collaboratori scolastici. In altri ambienti lavorativi la trasferta e la reperibilità sono voci contrattuali, nella scuola si chiama “senso del dovere” ed è riconosciuta con qualche centesimo sotto il falso nome dell’intensificazione.
Chi lavora nella scuola pubblica da qualche decennio e sta assistendo alla sua distruzione dovrebbe porsi qualche domanda sul proprio ruolo all’interno di questo disastro, innanzitutto chiedersi se si è fatto di tutto per impedire e quanto si è fatto e si continua a fare quotidianamente per ostacolare l’inarrestabile processo di distruzione. Tutti i giorni sentiamo i colleghi che lamentano carichi di lavoro eccessivi, prestazione di ore straordinarie indispensabili per “far funzionare” la scuola, richiesta di collaborazione che esulano dai propri doveri (imbiancare le aule, lavare la biancheria dei bimbi nella scuola dell’infanzia, improvvisarsi tecnici informatici per risolvere un problema alla rete che impedisce di lavorare, portarsi il lavoro a casa, ecc). gli esempi sono innumerevoli e alcuni talmente assurdi che diventano poco credibili, invece sono richieste vere , tutte fatte appellandosi al senso di responsabilità che i lavoratori ATA hanno e devono avere in abbondanza. Però possedere un alto senso di responsabilità nella scuola è un boomerang , infatti è il requisito che fa diventare un ATA un “buon ATA” in barba alla professionalità! E si perché se un ATA è molto disponibile a fare di tutto e non ha richieste particolari come per esempio essere retribuito… , non importa quanto sia professionale, invece se è competente, capace, corretto e magari conosce pure i suoi diritti, ma vuole lavorare solo 36 ore alla settimana , frequentare i corsi di aggiornamento, allora crea qualche problema all’amministrazione che non ne può disporre come vuole a costo zero.
Ecco perché sarebbe d’obbligo porsi qualche domanda e farsi venire il dubbio che gli ATA stessi con i loro comportamenti abbiano in qualche modo contribuito a tutto quanto sta accadendo.
Gli ATA non sono consapevoli della forza che hanno e mai come ora sarebbero in grado di fermare le scuole; basterebbe che iniziassero a sentirsi parte integrante della scuola, a ritenersi, come in effetti lo sono, insostituibili; dovrebbero credere di più nei propri ruoli e considerarsi lavoratori di serie A. Forse il primo passo sarebbe prendere coscienza che nel posto di lavoro le responsabilità sono proporzionali ai ruoli che si rivestono, pertanto se il collega è assente e non è sostituito oppure l’organico è insufficiente non si può pensare di risolvere il problema facendo appello unicamente al senso di responsabilità di chi è presente. Come si può sperare che le cose cambino se non si fanno emergere i problemi? Come si può pensare che la carenza degli organici nelle scuole esploda se i lavoratori presenti colmano i vuoti lasciati dai colleghi perdenti posto? Non sono gli assenti che devono dimostrare di non esserci , bensì i presenti che devono dare voce ai colleghi assenti rifiutandosi di lavorare al posto loro. Non accettiamo i ricatti morali, non permettiamo che per far funzionare la scuola pubblica sia necessario il volontariato dei pochi rimasti… Gli ATA per primi vogliono una scuola pubblica che funzioni bene e per farlo ci devono essere.
La scuola è cambiata? Cambiamo la scuola !
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