GALLINA VECCHIA FA BUON BRODO

Ricerca USA dimostra che i docenti più anziani danno risultati migliori rispetto a quelli giovani

Cattive nuove per Renzi, Giannini, l’ANP e tutti i supporter della legge 107, sono giunte lo scorso giugno dall’alleato USA. La colpa è di un saggio che dimostra, tra gli altri, due importanti assunti:

  • Gli alunni imparano di più con gli insegnanti di maggior esperienza.
  • Un clima scolastico collaborativo tra i docenti, non concorrenziale, migliora gli esiti d’apprendimento degli studenti.

Niente di nuovo, penseranno i nostri ventiquattro lettori: la lunga pratica nelle aule scolastiche di molti di noi ci ha reso evidenti queste asserzioni. In effetti, la novità c’è ed è che ad affermarlo sono due ricercatrici statunitensi, Tara Kini e Anne Podolsky, a conclusione di una loro attenta analisi racchiusa nel saggio “Does Teaching Experience Increase Teacher Effectiveness? A Review of the Research” (Palo Alto: Learning Policy Institute, 2016) che dovrebbe significare “L’esperienza di insegnamento aumenta l’efficacia dei docenti? Un esame della ricerca” e che può essere letto al seguente url:  https://learningpolicyinstitute.org/product/brief-does-teaching-experience-increase-teacher-effectiveness-review-research.

 

La ricerca

Intanto bisogna specificare che la ricerca si basa su 30 studi pubblicati negli ultimi 15 anni, relativi agli esiti degli studenti di scuole pubbliche di vari stati (tra cui California, Florida, Kentucky, New Jersey, New York e Carolina del Nord) e su tutti e 12 gli anni di istruzione previsti in USA. Le 30 ricerche esaminate valutano gli apprendimenti degli studenti sulla somministrazione di test solo per la Matematica e la Lettura (vale a dire comprensione della lingua inglese) come avviene per i rilevamenti PISA e Invalsi da noi. In alcuni casi la disponibilità di dati rilevati al di fuori dei test ne ha consentito l’uso.

Le conclusioni a cui giungono Tara Kini e Anne Podolsky sono:

  • Raggiungono risultati migliori nelle materie testate gli alunni i cui insegnanti hanno 15-20 anni di esperienza;
  • anche altri indicatori, come la frequenza a scuola, la disciplina, l’impegno nei compiti a casa, la lettura di libri non scolastici, risultano migliori al crescere dell’esperienza del docente;
  • i docenti migliorano più rapidamente l’efficacia della loro didattica nel loro primo decennio di insegnamento, il miglioramento prosegue nel secondo decennio ed aumenta, sia pure più lentamente, anche nel terzo;
  • i risultati degli studenti migliorano quando i docenti operano in un ambiente di lavoro solidale e collegiale, e quando i docenti permangono nello stesso grado di scuola, materia, scuola o distretto;
  • i docenti più giovani ottengono più rapidamente risultati migliori se collaborano con colleghi più anziani.

 

I limiti della ricerca

Le Autrici stesse avvertono, però, che si tratta di affermazioni “generalistiche”, perché ad esempio non tutti gli insegnanti incrementano la loro resa didattica col passare degli. Come pure, si riscontrano insegnanti meno esperti ma più efficaci di alcuni più anziani. Inoltre, vogliamo sottolineare che gli studi su cui si basa la meta-ricerca sono incentrati soprattutto sul superamento di quiz e non sull’andamento scolastico complessivo degli alunni e quindi non ci dicono poco sul grado di apprendimento complessivo dello studente, ma solo della loro capacità nell’affrontare questo tipo di test, anche se si sono riscontrati i suddetti miglioramenti nella frequenza, svolgimento dei compiti a casa ecc..

 

Esperienza e collaborazione

A noi pare importante che il saggio delle due studiose statunitensi dia una solida base ai due concetti succitati che, su basi, empiriche sosteniamo da sempre: importanza dell’esperienza acquisita e del lavoro collegiale. Soprattutto, in un momento in cui da noi sono di attualità i temi trattati nella ricerca analizzata. Ricordate la prima proposta della “Buona scuola” che aboliva gli scatti di anzianità per dare 60 euro mensili ai 2/3 degli insegnanti ritenuti “meritevoli”? E ancora l’introduzione del bonus per gli insegnanti “meritevoli” che spazza via qualsiasi considerazione sull’anzianità degli insegnanti e crea un clima concorrenziale nelle scuole? Certamente siamo consapevoli che l’azione del governo Renzi sulla scuola (ma anche di quelli che lo hanno preceduto) non si basa sulle reali esigenze degli studenti e di chi a scuola ci lavora ma su un progetto (in gran parte dettato da Confindustria e dalle sue appendici) mirante a destrutturate la scuola pubblica per favorire l’istruzione privata. E men che meno si basa su studi e ricerche che analizzano l’esistente e forniscono indicazioni operative. Siamo sicuri che i nostri attuali governanti ignoreranno il saggio di cui trattiamo e procederanno con la loro sicumera sul cammino intrapreso.

Ricordate il bombardamento mediatico (istigato dai governanti) sul “merito” e sulla necessità di introdurre forme concorrenziali nella scuola? E ricordiate l’introduzione con la legge 107 delle numerose forme di differenziazione di diritti e di retribuzione tra i docenti? E i maggiori poteri dati ai DS nelle politiche scolastiche a discapito degli Organi Collegiali? Ebbene, secondo quello che ci dicono Tara Kini e Anne Podolsky, tutto ciò peggiorerà le condizioni di lavoro degli insegnanti e di conseguenza anche il grado di apprendimento degli studenti.

E ricordate tutto il ciarlare renziano sul concorso docenti considerato fattore di qualità professionale e di riqualificazione del sistema (eufemismi per intendere la rottamazione degli i insegnanti anziani)? Sicuramente i docenti italiani hanno un’età media elevata (dovuta alle mancate assunzioni degli anni passati) e molti superano la sessantina. E nulla ci dice la ricerca esaminata sui rendimenti dei docenti dopo il trentesimo anno di insegnamento. Ad occhio, diremmo che i risultati degli alunni peggiorano. Ma è pur vero, che la loro presenza a scuola è stata prodotta da un intollerabile aumento dell’età pensionabile che la casta ha introdotto badando solo ai conti INPS (che oltretutto erano a posto). Fa specie leggere, tra le conclusioni del rapporto di cui trattiamo, i numerosi benefici prodotti nelle scuole dai docenti più esperti e pensare al modo in cui sono trattati dalle politiche governative nel nostro Paese.

Da non trascurare è anche l’aspetto della stabilità del docente nella stessa materia d’insegnamento, nel medesimo grado d’istruzione e nella stessa scuola o distretto. Anche qui siamo all’opposto di quanto previsto dalla legge 107. Abbiamo visto le transumanze dei docenti neo-assunti e maggiori ne vedremo quando gli ambiti territoriali entreranno a pieno regime e vi confluiranno gli insegnanti assunti con la “chiamata diretta” e quelli che chiederanno di trasferirsi. Ovviamente quello che bisognava fare era tutto il contrario: garantire la stabilità dei docenti nelle scuole e incentivarla.

Speriamo che sia chiaro che i nostri entusiasmi per l’acclararsi di una maggiore qualità didattica (con le dovute eccezioni) degli insegnanti più esperti, non vuol dire disprezzo e scarsa considerazione per i docenti più giovani. Siamo anzi convinti – come sostengono Tara Kini e Anne Podolsky – che un clima di collaborazione tra tutti i docenti (giovani, anziani, mancini, destrimani, alti, bassi ecc.) sia il substrato necessario per poter lavorare meglio e favorire l’apprendimento degli studenti. Siamo solo preoccupati perché ci è capitato di riscontrare nel nostro lavoro scolastico diffusi segnali di conflitto e di chiusura tra i docenti, frutto dell’avvelenamento provocato dalla legge 107. Ci pare questo il nodo da affrontare nei prossimi mesi: rendersi conto che la controparte dei docenti non è il collega ma il MIUR e i DS; che dobbiamo trovare dei modi per evitare l’accentuazione delle differenziazioni tra gli insegnanti: pensiamo al rifiuto del Bonus “merito”, di far parte dello staff dirigenziale, di star fuor dalle aule a far flanella ecc.

E, soprattutto, auspichiamo un moto d’orgoglio di tutti i lavoratori della scuola volto ad acquisire o accentuare la capacità di non accettare supinamente le decisioni dei DS e del MIUR.