photo credits: Phil Roeder
Mancano pochi giorni alla riapertura delle scuole e si avverte un gran fermento organizzativo, gli istituti chiusi improvvisamente a fine febbraio a causa della pandemia riapriranno adeguandosi alle linee guida che in questi mesi il Ministero ha recepito dal Comitato Tecnico Scientifico.
Per la maggior parte degli alunni e dei docenti il lungo periodo di chiusura è stato ininterrotto fino al termine delle lezioni, mentre il personale ATA ha continuato a lavorare con il cosiddetto lavoro agile, garantendo l’apertura delle scuole per alcuni giorni al mese “per indifferibili esigenze di servizio”, cosi definite dal Ministero, lasciando ai Dirigenti Scolastici l’autonomia di decidere i giorni di apertura delle stesse e la riorganizzazione del personale ATA.
Tutto ciò ha causato frequenti disparità di trattamento del personale da scuola a scuola in tutte le Regioni. I provvedimenti emessi dai dirigenti scolastici sono stati in molti casi arbitrari e illegittimi. Non è, comunque, utile né attuale ricordare ora come hanno vissuto il lavoro gli ATA ai tempi del covid. È utile, invece, ricordare che la Scuola Pubblica versa in uno stato di emergenza da più di venti anni: la fatiscenza degli edifici scolastici, il ridimensionamento delle scuole, la formazione delle classi pollaio, l’esiguità delle risorse finanziare, il taglio degli organici del personale scolastico, soprattutto quello del personale Ata.
Quanto peserà sull’apertura della scuola a settembre la carenza del personale Ata? Non c’è ancora la chiarezza su come si riprenderanno le lezioni, in quali locali, quante classi in più ci saranno (se ci saranno…) entrate/uscite scaglionate, sanificazione costante degli ambienti ecc. È impossibile fare previsioni, ma è sufficiente che venga applicata anche solo una delle disposizioni sopra elencate per creare enormi problemi organizzativi. Ma, soprattutto. potrà essere garantita la sicurezza agli alunni? Basti pensare alle classi in più che si dovrebbero formare per mantenere il distanziamento degli alunni: se queste classi saranno dislocate in locali reperiti al di fuori dalla sede dell’Istituto è evidente che l’attuale organico dei Collaboratori scolastici, già gravemente insufficiente, non potrà far fronte alla nuova situazione né in termini di sicurezza, né di sorveglianza, né di pulizia dei locali in qualunque ordine di scuola, dall’infanzia alle superiori.
La mancanza delle figure intermedie
Nonostante la scuola in questi mesi sia stata al centro di dibattiti e attenzioni da parte del Governo (la didattica a distanza ha tenuto alto l’interesse) poco o nulla si è discusso sul personale ATA: come applicare i nuovi protocolli per la riapertura in sicurezza della scuola con gli organici attuali? L’acquisto dei banchi monoposto sembra essere l’unico problema, viste le polemiche che ha suscitato. Saranno di legno o di plastica con o senza rotelle, chi sistemerà e pulirà questi banchi durante tutto l’anno scolastico, i pochi collaboratori scolastici che ci sono nelle scuole? A loro compete accogliere e sorvegliare gli alunni, regolare il flusso delle entrate e delle uscite, pulire e sanificare in continuazione i bagni, gli arredi, le aule, gli spazi comuni, gli uffici, i laboratori, le palestre, smistare circolari e fotocopie e tanto altro ancora.
La legge 59/1997 sull’Autonomia Scolastica, portata a compimento nell’anno 2000, ha introdotto la figura del Dirigente Scolastico in sostituzione del Preside e la figura del Direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA) in sostituzione del responsabile amministrativo (ex segretario). La creazione del profilo di DSGA costituisce quella figura intermedia tra il Dirigente Scolastico e il personale ATA, ma tra il DSGA e gli assistenti amministrativi, i tecnici e i collaboratori scolastici manca un’altra figura intermedia quella dei quadri, quest’ultima presente in altre pubbliche amministrazioni e prevista anche dal Codice Civile in materia di lavoro. Inoltre il personale ATA seppur inquadrato nel comparto del pubblico impiego, ha un contratto di lavoro diverso, gli stipendi sono più bassi, non sono previsti, ad esempio, concorsi interni che permetterebbero una progressione di carriera e, anche, una maggiore qualificazione delle competenze.
Nel CCNL del 1999/2001 l’art. 48 prevedeva la formazione finalizzata al passaggio dall’area B all’area C per gli assistenti amministrativi e tecnici, ma nel contratto stesso non c’era traccia dei nuovi profili dell’area C ! Dobbiamo attendere l’intesa Aran-sindacati del 2001 per vedere comparire nel CCNL la tabella dei profili ATA con la famosa Area C che istituiva il ruolo di coordinatore amministrativo, ovvero quella figura intermedia che avrebbe dovuto svolgere “compiti di responsabilità, di coordinamento di aree e dei settori organizzativi e la sostituzione del DSGA”, che avrebbe avuto una progressione di carriera equivalente alla qualifica del responsabile amministrativo (ex segretario). La stessa intesa del 2001 puntualizzava che gli organici definiti dal Ministero sarebbero stati senza oneri aggiuntivi; si impediva cosi la revisione degli organici ATA, poiché l’introduzione della figura del Coordinatore Amministrativo e Tecnico avrebbe significato un incremento di personale. Dopo cinque anni di silenzio nel 2005 il rinnovo del CCNL tenta di trovare rimedio istituendo il subdolo e vergognoso meccanismo delle funzioni aggiuntive e delle posizioni economiche che hanno sostituito il nuovo profilo di area C e di conseguenza spazzato via l’aumento degli organici ATA e la possibilità di una progressione di carriera.
Lo stesso si può dire per l’area As dei Collaboratori scolastici, anch’essa inserita nel contratto firmato dalle parti contrattuali e mai realizzata.
La situazione peculiare delle scuole
Occorre precisare che il personale transitato dagli enti locali dal 1/1/2000 sono gli unici che hanno beneficiato dell’area C; il livello stipendiale e il profilo di inquadramento di provenienza degli ATA ex enti locali non era rispondente alla tabella dei profili del CCNL scuola. Tale condizione consentì loro di essere collocati nell’area C nel 2001, una magra ricompensa per il furto dell’anzianità sottratta a questi lavoratori con l’accordo Aran -sindacati del luglio 2000. Ma questa è un’altra storia.
Oggi tutti gli assistenti amministrativi e tecnici svolgono le mansioni previste dai profili dell’area C, indipendentemente dall’attribuzione delle funzioni aggiuntive o delle posizione economiche, questa è la conseguenza dell’attuazione dell’Autonomia Scolastica a costo zero che ha imposto nuove competenze professionali che il personale ha dovuto obbligatoriamente acquisire con l’autoformazione.
Ai vari Ministri dell’istruzione che si sono succeduti negli ultimi venti anni è appena il caso di ricordare che gli assistenti amministrativi è da tempo che non usano la carta carbone per stilare i documenti, gli assistenti tecnici non sostituiscono più i martelletti delle macchine da scrivere e i collaboratori scolastici sono molto più che gli addetti alle pulizie!
La struttura organizzativa delle Istituzioni Scolastiche rappresenta un unicum nell’ambito della Pubblica Amministrazione, mentre In quest’ultima e nei Conservatori e nelle Accademie coesistono diverse qualifiche tra loro coordinate da figure che costituiscono i quadri intermedi.
Questa breve storia dell’inesistente Area C è sufficiente a comprendere come la scuola pubblica debba funzionare senza risorse finanziarie ed umane.
Le basi della ripartenza
Crediamo sia il momento di ridare un futuro e una nuova dignità all’istruzione pubblica, attraverso cospicui investimenti che possano rimediare lo sfascio creato negli anni, che ha distrutto la qualità della scuola pubblica.
Sarebbe opportuno, anzi necessario, procedere alla revisione degli organici e alla riorganizzazione dei profili del personale ATA, ferma da più di venti anni.
Per i Collaboratori scolastici è necessario rivedere l’assegnazione alle scuole in base al numero degli alunni e degli spazi effettivamente usati (palestre, uffici, laboratori), assegnando alle scuole dell’infanzia e primaria almeno due unità in più.
Per gli Assistenti Amministrativi, assegnare gli organici rispetto al numero degli alunni e numero complessivo del personale in servizio Docenti e ATA
Per gli Assistenti Tecnici in base al numero dei laboratori e le effettive ore di funzionamento degli stessi. Istituire la figura di almeno un AT nelle scuole del primo ciclo. Lo chiediamo da anni. Tutte le scuole, dall’infanzia alle superiori di I Grado sono dotate di laboratori informatici, strumenti digitali, registro elettronico, gli uffici lavorano esclusivamente via web e le scuole sopperiscono al vuoto in organico stipulando i contratti di assistenza con le ditte private. La corsa affannata del Ministero dell’Istruzione in questo periodo di emergenza covid per assumere gli Assistenti Tecnici nelle scuole di primo grado con la motivazione di “dare supporto per la DAD” è stata ridicola, le scuole hanno avuto gli AT per 6,12 o 18 ore settimanali. Un tempo insufficiente per seguire tutte le problematiche che ci sono state non solo per la DAD ma anche per lo svolgimento del lavoro agile ecc.
Garantire a tutti i lavoratori assunti dalle ditte esterne/cooperative un contratto full time nelle scuole di attuale titolarità. Questi lavoratori assunti a part time hanno la possibilità di cambiare Provincia o Regione per avere un contratto a tempo indeterminato di 36 ore! Per fortuna che la graduatoria è nazionale e non europea! La loro assunzione alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione li ha resi di fatto Collaboratori Scolastici. Il loro mansionario va ben oltre le pulizie quotidiane, come tutti i collaboratori scolastici hanno il dovere fondamentale della vigilanza, dell’assistenza e considerato la carenza degli organici è una beffa l’assunzione con contratto part time.
Una cosa è certa: senza un piano di investimenti seri, senza prendere in considerazione quanto detto prima, la ripartenza a settembre è pura propaganda.
Non vogliamo tornare alla normalità, vogliamo un salto di qualità.
Se il Governo non metterà in campo tutte le risorse necessarie, si assumerà la responsabilità: se una cosa questo virus ci ha insegnato è che senza Sanità pubblica, Scuola pubblica, Trasporti pubblici il paese muore davvero.
Commenti recenti