Le decisioni del Giudice per le indagini preliminari Alessandra Vella sul conflitto tra la Sea Watch 3 e il governo italiano hanno avuto un’importanza cruciale non solo per aver restituito la libertà a Carola Rackete ma ancor più per aver smontato l’intero castello accusatorio messo in piedi da Salvini e per aver depotenziato significativamente la parte del Decreto sicurezza bis riguardante i migranti, riaprendo la possibilità di intervento alle navi di soccorso e demolendo la bufala della “criminalità” delle Ong che operano nel Mediterraneo.
La maggioranza degli analisti politici ha parlato all’epoca di sconfessione della strategia salviniana anti-migranti e anti-Ong. Ed in effetti, stando ai fatti, così dovrebbe essere. Solo che oramai nella consapevolezza di massa si è creato un enorme divario tra realtà fattuale e virtuale, tra le cose che succedono e come esse vengono raccontate e diffuse. In generale, il cosiddetto populismo nazionalista, o sovranismo, cresce non in base ai risultati effettivamente ottenuti ma per quanto lascia credere sulle proprie intenzioni di modificare l’esistente “a favore del popolo”. E per Salvini, nello specifico, ciò che davvero conta è che milioni di persone si identifichino con il suo odio, programmato a tavolino, verso i migranti, i nomadi, i “diversi” di ogni tipo, con la sua ostilità, recitata più che reale, verso la Grande Finanza, l’Europa dei banchieri, le multinazionali; e con le aggressioni verso i magistrati che contrastano le sue illegalità, contro le Ong che “rompono i coglioni”, i radical chic, le “zecche” dei centri sociali, gli occupanti di case ecc. Odio che si accompagna invece con l’amore per qualsiasi reparto delle forze militari e poliziesche, per il culto dell’Uomo forte e del grande Capo che comanda da solo, per l’ordine e la sicurezza a colpi di delinquenti freddati dal balcone di casa, per il più plateale beghinismo pseudo-religioso. E in particolare l’odio viene sdoganato e amplificato all’interno di quel popolaccio, infarcito di questa melma ideologica e culturale, che si sente autorizzato sul molo di Lampedusa a trattare da “puttana da far penetrare dai negroni che le piacciono tanto” o a minacciare di morte sui social la gip Vella.
Linguaggi e comportamenti trucidi
In questa prospettiva, l’odio esibito, l’eversività dei comportamenti e la violenza verbale maschilista e trucida di Salvini hanno fatto un ulteriore salto di qualità anche rispetto al caso già ignobile del sequestro della Diciotti. Carola è stata trattata da “criminale” che aggredisce militarmente la nazione; alla magistrata Vella è stato consigliato l’abbandono della magistratura; gli inni alle forze di polizia hanno raggiunte vette inaudite: e il tutto gestito non in veste di capo di un partito, ma utilizzando la carica di ministro degli Interni, senza che alcuna altra autorità dello Stato si sia esposta per fermare questo comportamento eversivo. Anche la sottomissione dei 5 Stelle ha raggiunto livelli con ben pochi precedenti. Pur di conservare la poltrona, Di Maio ha attaccato Carola con la stessa aggressività di Salvini ed ha addirittura proposto il sequestro definitivo delle imbarcazioni delle Ong che danno soccorso ai migranti.
Insomma, per Salvini non è stato decisivo che i migranti siano sbarcati o no, che Carola sia libera o meno, perché nel frattempo ha potuto continuare a recitare la parte del padrone del governo, che non riesce davvero a ributtare a mare tutti i migranti, a rompere con l’Europa, a espellere dalla magistratura e dai mass-media chi non lo asseconda, solo perché ci sono gli altri partner di governo, perché c’è Mattarella che lo frena, Conte e Tria che non lo seguono ecc.
Sottocultura reazionaria
Comunque, il punto cruciale è in verità un altro, al cui proposito in quei giorni Guido Viale ha scritto: “Ai piedi di Salvini si è radunato un esercito, in parte organizzato, in parte spontaneo, di persone con un linguaggio violento, maschilista e volgare che – come si evince dalla sua onnipresenza sul web – sembra ritenere che il proprio futuro dipenda dall’abbandono, dall’annegamento, dalla tortura e dallo stupro di migliaia di altri esseri umani”. Già, perché il problema dei problemi (uno dei due, sul secondo dirò tra poco) che abbiamo di fronte è proprio “l’esercito che si è radunato ai piedi di Salvini”, quel popolaccio che negli ultimi giorni ha aumentato ulteriormente nei sondaggi i consensi alla Lega, passati dal 34% al 36-38%. Se dovessi stabilire chi è l’Infame del momento, non darei il titolo né a Salvini né a Di Maio (anche se fin dall’insediamento ho giudicato questo governo il più reazionario della storia della Repubblica e Salvini il politico più pericoloso e distruttivo della convivenza civile che si sia mai affacciato nelle istituzioni repubblicane) ma al popolaccio che si è vomitevolmente esibito sul molo di Lampedusa. A proposito del quale, ho smesso di usare la metafora della “sindrome da Impero romano in decadenza” con patrizi, plebei e schiavi uniti contro i barbari invasori e finanche il tema “sportivo” dei penultimi contro gli ultimi: con questi numeri, parlare di penultimi è divenuto fuorviante. Qui abbiamo in campo milioni di persone da metà classifica, insomma gente che non è né agli ultimi né ai penultimi posti della classifica sociale.
Anche la motivazione del “sono andati a destra perché la sinistra non ha fatto il suo dovere” non mi sembra più sufficiente; in Italia, a differenza di altri paesi, milioni di persone hanno abbandonato, giustamente, la sinistra liberista ma per andare poi persino più a destra e non per ritrovare la “vera” sinistra. In verità, almeno in buona parte, il popolaccio salviniano si sovrappone al “cuore marcio” del Paese, sul terreno dell’illegalità diffusa, del familismo amorale, dello spirito paramafioso, dello sversamento criminale dei rifiuti, dell’inquinamento di massa, delle costruzioni abusive, dell’evasione fiscale, del lavoro nero a milionate, della ricchezza diffusa ma nascosta, del “chiagni e fotti”, della protesta simulata e preventiva perché nessuna autorità venga a mettere il naso nei propri affari.
Certo, la base leghista storica in buona parte non è così ma i milioni di nuovi arrivati, che sono saltati con entusiasmo sul nuovo Carroccio e si sono identificati con la sottocultura salviniana reazionaria, fascistoide, maschilista, xenofoba, omofoba e misogina, sono di questa pasta in netta prevalenza. E chi pensa che ‘sto popolaccio sia davvero animato dall’ostilità verso la politica corrotta (a cui si è rivolto senza remore fino a ieri), dalla ricerca dell’onestà, dell’equità sociale e della giustizia vera nei Tribunali, è davvero fuori strada.
Le difficoltà del movimento antagonista
Qui ed ora, però, il secondo problema dei problemi è il seguente: come si libererà dal governo Salvini-Di Maio e dal popolaccio fascistoide il popolo della solidarietà, della giustizia sociale e ambientale, dell’antirazzismo, dei diritti civili e politici, della libertà di circolazione per tutti/e? E cosa possiamo fare noi a tal fine? Ne abbiamo discusso a fondo nell’ultima assemblea del Forum Indivisibili e solidali, riesaminando anche alcune delle principali tappe percorse da questa coalizione – a cui i COBAS hanno partecipato e dato forte impulso fin dalla ideazione del progetto – che ha esordito brillantemente il 10 novembre dello scorso anno con una manifestazione di oltre centomila persone, con la partecipazione di circa 500 associazioni, comitati, sindacati, reti e collettivi. La coalizione è nata per combattere la politica razzista e liberticida del governo Salvini-Di Maio, individuato come nemico altamente pericoloso e distruttivo di una sana convivenza civile con i suoi Decreti sicurezza, la legge sulle armi e in generale la politica xenofoba, razzista, fomentatrice di odio verso migranti, nomadi e “diversi”, liberticida e particolarmente repressiva nei confronti delle opposizioni sociali e politiche. Nel corso di questo anno di attività, però, ci siamo più volte interrogati sulle difficoltà di creare una più ampia coalizione sociale contro le politiche governative che offrisse un punto di condensazione a quel popolo solidale che, seppur in modo sparso, cerca salvezza e liberazione da politiche forcaiole e reazionarie. Pur convinti della vastità di questo popolo, non maggioritario nel Paese ma probabilmente oscillante intorno al 30% della popolazione, abbiamo dovuto verificare che alla diffusione di movimenti di base, reti e proteste – dalla coalizione Indivisibili e solidali alle tante iniziative locali in difesa dei migranti, dalle mobilitazioni ambientaliste al movimento femminista e a quello LGBTQ, dalle battaglie dei movimenti per l’abitare e a quelle contro le Grandi opere dannose fino alla lotta della scuola contro la regionalizzzazione – non ha corrisposto un intrecciarsi di questi conflitti che mettesse davvero in difficoltà il governo, con una perdurante autolimitazione nelle proprie tematiche e percorsi, quasi che non ci trovassimo di fronte il più reazionario e liberticida governo della Repubblica italiana ma un qualsiasi governicchio d’antan, modello democristiano.
Peraltro questa convergenza non si è verificata non già per divergenze sugli obiettivi ma perché manca un impulso forte che convinca della necessità di allargare i propri percorsi, di rinunciare magari ad un po’ di sovranità – non solo organizzativa ma anche “contenutistica” – e forse non c’è ancora effettiva convergenza nel giudizio sul grado di pericolosità e dannosità di questo governo. In ogni caso come Forum Indivisibili e solidali,, abbiamo convenuto sulla necessità di partecipare durante l’estate a tutti i principali appuntamenti di movimento e/o delle coalizioni e delle reti conflittuali, al fine di tentare una convergenza su una mobilitazione, da programmare e decidere unitariamente, che eviti la dispersione autunnale delle tante manifestazioni nazionali in gara tra loro, e arrivare invece ad un’unica e oceanica manifestazione contro il governo che condensi le varie opposizioni e permetta anche al popolo solidale sparso – che vuole liberarsi da questo ignobile governo ma anche contrastare e ridimensionare il più possibile il popolaccio salviniano – di trovare un valido punto di riferimento che la flebile e non credibile opposizione parlamentare non metterà mai a disposizione.
Commenti recenti