Nel seminario nazionale COBAS, che si è svolto dal 14 al 16 luglio a GENAZZANO, uno dei quattro gruppi di lavoro previsti dal programma è stato dedicato al CESP e ai Laboratori scuola-società. Sia nel gruppo di lavoro che nella successiva Assemblea Nazionale, svoltasi il 15 e 16 luglio, è stato riconosciuto da tutti i presenti l’importante ruolo svolto dal Centro Studi in questi anni, sia per la qualità che per la capillarità degli interventi messi in campo. In particolare l’enorme e qualificante lavoro svolto sull’istruzione in carcere ha contribuito ad un riconoscimento, anche formale, dell’associazione presso le istituzioni interessate (MIUR-MG-MIBACT).Il lavoro svolto ha permesso, infatti, di confermare nel tempo il CESP come Ente di formazione e aggiornamento, nuovamente accreditato anche con le procedure dettate dalla Direttiva 170/2016, e di ottenere, per il terzo anno consecutivo, l’assegnazione di una unità di personale presso l’associazione, per l’attuazione delle Misure di sistema finalizzate alla definizione di interventi adeguati alla condizione dei “ristretti”, cioè per la realizzazione di specifici progetti a supporto dell’istruzione nelle carceri. Il tipo di intervento messo in campo per le sezioni scolastiche nelle istituzioni penitenziarie, così come quello svolto in appoggio agli interventi del Telefono Viola (associazione che lotta dal 1991 contro gli abusi e le violenze psichiatriche), ha anche dato impulso alla programmazione e alla realizzazione dei Laboratori scuola-società, con i quali si vogliono costruire specifici ambiti di intervento formativo sui temi dell’integrazione, della diversità e del disagio, a partire dai bisogni sociali emergenti.
TEMATICHE D’INTERVENTO
I Laboratori scuola-società si occupano e si occuperanno, infatti, di:
a) Carcere, istruzione, meccanismi reclusori e laboratori formativi interattivi;
b) Disagio psichiatrizzato: medicalizzazione psichiatrica e trattamento chimico degli studenti “non conformi”;
c) Omofobia nelle scuole e nella società;
d) Laicità nelle scuole e nella società;
e) Questioni ambientali;
f) Immigrazione: la guerra e “l’esodo”migrante.
Di questi laboratori sono particolarmente attivi, oltre a quello sul carcere, i laboratori sull’omofobia e sul disagio psichiatrizzato, sul cui lavoro già effettuato si è svolto un confronto all’interno del seminario a seguito del quale è stato confermato l’interesse generale e la disponibilità a continuare nelle azioni già programmate, così come a lavorare sugli altri laboratori, da parte di sedi importanti quali Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Lucca, Napoli, Palermo, Pisa, Roma, Salerno, Trieste, che cureranno gli interveti anche a livello regionale e, ove necessario, interregionale.
Al gruppo di lavoro hanno anche partecipato, come qualificate voci esterne, l’avv. Gioacchino Di Palma, che si occupa, per il Telefono Viola di intervenire nei numerosi e gravi contesti psichiatrici, il quale ha illustrato la reale situazione della psichiatrizzazione coatta cui sono sottoposte decine di persone ogni anno e dei possibili interventi, nonché i rappresentanti della rete Kurdistan Italia che non solo hanno ringraziato i Cobas per il generoso contributo nella costruzione dell’ospedale in Rojava, ma hanno proposto anche interventi sui temi dell’immigrazione e della guerra.
ISTRUZIONE IN CARCERE, OMO-TRANSFOBIA, DISAGIO PSICHICO
Nel seminario sono stati tratteggiati gli elementi principali dei Laboratori scuola-società già messi in campo, per evidenziarne specificità e peculiarità attraverso le quali il CESP ha indirizzato il proprio lavoro progettuale. Il CESP, infatti, attraverso il Laboratorio su Carcere e meccanismi reclusori ha aperto un focus sul mondo dell’istruzione nelle istituzioni penitenziarie italiane e sulla didattica in carcere quale dispositivo di innovazione, come laboratorio aperto al territorio, per una scuola luogo della relazione, ed ha costituito una “rete delle scuole ristrette”, diffusa su tutto il territorio nazionale.
In questo percorso sono state aperte le porte ad un riconoscimento dell’istruzione in carcere, sia da parte del MIUR, che ha inserito nelle Linee Guida Istruzione Adulti un paragrafo specifico sull’istruzione in carcere ( paragrafo 3.6), sia da parte del Governo, che ha inserito nella L 107/2015 (comma 23) la necessità di sostenere i percorsi di istruzione nelle carceri, sia da parte del MIBACT (Ministero Beni Attività Culturali e del Turismo), che ha previsto nel proprio Piano Nazionale di Educazione alla Cultura, l’avvio di azioni sistematiche di educazione al patrimonio nelle carceri, in accordo al diritto di accesso e partecipazione alla vita culturale della comunità, per verificare l’efficacia dell’utilizzo della educazione al patrimonio culturale ai fini della desistenza dal crimine, sia da parte del Ministero della Giustizia. Dalla rete delle scuole ristrette dei docenti che insegnano nelle carceri è stato poi costituita, una stessa rete, ma di dirigenti, esclusivamente dedicata ai percorsi di istruzione nelle carceri e il CESP ha poi firmato con la scuola capofila, un protocollo per la supervisione scientifica dei progetti.
Molto interessante anche la discussione sui Laboratori sull’omofobia, a partire proprio dal dato della situazione italiana, che è purtroppo ancora caratterizzata da una diffusa omofobia negli ambiti della società come la scuola, il lavoro, la famiglia, la politica e i luoghi di aggregazione. È emersa a questo proposito, in tutta la sua emergenza, la necessità di portare avanti un lavoro di formazione rivolto al personale scolastico su questi temi che fornisca dati utili a comprendere la diffusione e la natura del fenomeno, proponga strategie per prevenire e contrastare a scuola la discriminazione per orientamento sessuale e identità/espressione di genere, favorisca l’integrazione nella didattica di tematiche LGBT, favorendo la visibilità degli studenti e degli insegnanti omosessuali. Non è un caso che il CESP sia l’unico ente accreditato che fa formazione su un tema tanto scomodo da vedere coalizzate, su alcuni territori, associazioni che pretendono di intervenire nella didattica dei docenti bloccando tali tipi di interventi. Per questi motivi appare tanto più utile articolare questi temi insieme a quelli relativi al sessismo, agli stereotipi e alla discriminazione di genere, così come avvenuto nei corsi CESP già precedentemente organizzati.
Un altro intervento messo in campo riguarda Laboratori sul disagio psichiatrizzato nella scuola e nella società, che parte da un allarme lanciato da uno studio internazionale pubblicato sull’European Journal of Neuropsychopharmacology, sull’uso dei farmaci antidepressivi in bambini e ragazzi. In particolare, per quel che riguarda l’Italia, un dato estremamente allarmante è quello segnalato da un report dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “IRCCS Mario Negri” di Milano: su 8 milioni di minorenni, circa 730 mila in età pediatrica sono già etichettati come sofferenti di “disturbi mentali” di varia natura e almeno 160.000 soffrirebbero di iperattività e deficit di attenzione. Queste considerazioni, interne alla scuola così come alla società nel suo insieme, ci hanno portati alla convinzione dell’estrema utilità di specifici Laboratori sulla psichiatrizzazione e sull’abuso dilagante della medicalizzazione chimica del disagio psichico e sociale di bambini e studenti “non conformi”. Un altro punto-chiave di questo processo di psichiatrizzazione/medicalizzazione del disagio dello studente/giovane “non conforme” riguarda i BES (Bisogni Educativi Speciali), ed in particolare quelli del Terzo Gruppo, appunto detti “del disagio”. I BES rappresentano il cavallo di Troia più subdolo del vasto progetto di medicalizzazione della scuola e, nel processo generale della medicalizzazione della scuola (e della società), entrano in ballo sia l’esplosione delle diagnosi di DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) sia la vistosa mutazione di ruolo, destinata ad accentuarsi nell’immediato futuro, dei docenti di sostegno, spinti a divenire una sorta di operatori socio-sanitari con ampio mandato di somministrazione farmaci e applicazione di pratiche invasive.
STRUTTURAZIONE DEI CONVEGNI CESP
Nel corso del seminario sono stati anche chiariti i termini dell’applicazione della Piattaforma digitale SOFIA per la formazione dei docenti, sul cui utilizzo sono state emanate due note, una il 19 maggio, l’altra, di chiarimenti, il 1° giugno scorso. Pur nelle ambiguità ancora presenti in merito alle finalità della piattaforma, all’attestazione e valutazione delle attività formative, alle modalità di utilizzo dei dati dei docenti che vengono inseriti e nella prospettiva di chiedere ulteriori chiarimenti al MIUR, sono stati stabiliti alcuni criteri generali riguardanti le attività di formazione del CESP. Innanzitutto è stata evidenziata la necessità di strutturare i seminari di aggiornamento/formazione che si svolgono sui singoli territori secondo modalità che, già ampiamente utilizzate, hanno riscontrato il generale consenso dei partecipanti.
In tali contesti, infatti, ad una prima parte generale introduttiva, con la presentazione di relazioni tematiche, è stata inserita una seconda parte con attività di approfondimento di tipo laboratoriale, con l’analisi dei dati e dei materiali forniti, sessioni di approfondimento e ricerca.
In secondo luogo è stato chiarito che i “formatori” sono da identificare con i relatori del seminario di aggiornamento/formazione (ricercatori, docenti, esperti, studiosi) che, una volta invitati dovranno consegnare il proprio curriculum vitae. Così pure è stato ribadito che per i docenti non è previsto alcuna specifica articolazione oraria delle azioni formative, che queste rientrano in precisi standard contrattuali, che prevedono cinque giorni di aggiornamento e che per la programmazione e la realizzazione delle iniziative di formazione e di aggiornamento professionale, dunque, non esiste, ad oggi, alcun carattere di obbligatorietà.
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