Nella discussione in Commissione al Seminario nazionale di Genazzano è emerso un consenso unanime sulla valutazione dell’alternanza scuola (ASL) come uno degli elementi della Legge 107 che sta provocando nell’immediato più danni nelle scuole superiori. Accade di tutto e di più: attività completamente sganciate dal lavoro in classe e dall’indirizzo di studio, moltissime ore sottratte all’insegnamento, spesso con piccoli gruppi di studenti che rompono il gruppo classe per 2-3 mesi, lavori ripetitivi e meramente esecutivi in cui vi è pochissima formazione e molto sfruttamento di lavoro gratuito. Da qui la proposta di lanciare in autunno una campagna Cobas di mobilitazione, con l’elaborazione di un vademecum, mirata sia a richieste di modifiche legislative significative che a porre dei paletti nelle modalità di attuazione dell’ASL.
L’ASL si colloca strutturalmente nella versione italiana del capitalismo neo liberista, che punta, nella competizione globale, alla riduzione del costo unitario del lavoro più con la riduzione dei salari e l’uso flessibile del lavoro che con l’aumento della produttività. In tale contesto, dopo la precarizzazione che con il Jobs Act ha invaso anche il lavoro a tempo indeterminato, la nuova frontiera del mercato del lavoro, è il lavoro gratuito, che è di per sé un ossimoro: anche il Vangelo parla di lavoro come “prestazione in cambio di giusta mercede” o l’art. 36 Cost. prevede il diritto dei lavoratori alla retribuzione che “garantisca un’esistenza libera e dignitosa”.
Già l’Expo e il Giubileo sono stati organizzati con una netta prevalenza di stage gratuiti: quando l’ASL andrà a regime tutti gli studenti italiani del triennio lavoreranno gratuitamente per un mese all’anno, con un ulteriore aumento della disoccupazione giovanile, che già viaggia intorno al 40%!
Inoltre, la formazione aziendale, anche quando è effettiva, si caratterizza per l’apprendimento rapido di nozioni o saper fare decontestualizzati, da smettere rapidamente per acquisire altre competenze analoghe, come è tipico di una forza lavoro flessibile e precaria. È evidente che tale approccio è tutt’altro rispetto allo sviluppo delle capacità di cogliere i nessi, di sviluppare una visione d’insieme dei fenomeni, di analizzare i singoli tasselli di sistemi con diversi livelli di complessità, che caratterizza la didattica nella migliore tradizione della scuola pubblica. L’ASL ha anche un obiettivo valoriale, che è quella dell’assimilazione della cultura d’impresa, della condivisione dei fini imprenditoriali, in particolare della logica della gerarchizzazione. Il rischio è la subordinazione degli obiettivi della scuola pubblica agli interessi imprenditoriali, in netto contrasto con il ruolo che la Costituzione assegna alla scuola, che deve sì formare un cittadino in grado di inserirsi nel mondo del lavoro, ma che sia anche in grado di capire per chi, come, con quali fini e in quale contesto produce.
Per cui il primo punto del vademecum e della campagna deve mirare ad evidenziare tale ruolo dell’ASL e a legittimare sia la richiesta base che ne sia abolito l’obbligo che posizioni di rifiuto nella pratica quotidiana dei docenti. A tal fine il secondo punto del vademecum è l’elaborazione in progress di un dossier su ciò che è effettivamente la pratica dell’ASL: dagli studenti del liceo classico di Cagliari che vanno a fare ASL alla raffineria del gruppo Moratti al centro di uno scandalo ecologico a quelli dello scientifico di Trieste che fanno le maschere nei cinema; dagli studenti che servono il caffè nei bar dell’autostrada Roma-Firenze, togliendo ore di lavoro e retribuzione ai lavoratori, agli studenti che controllano il braccialetto al polso all’ingresso dei padiglioni di Lucca Comics! Quanto tempo ci vuole per imparare tale importante mansione? E tutto il resto cos’è se non sfruttamento di lavoro gratuito? Ma al peggio non c’è mai fine: soprattutto in Sicilia e Sardegna viene applicato anche per l’ASL il protocollo d’intesa tra MIUR e Ministero della Difesa, con le Forze Armate, la Nato e i militari USA che vanno a fare proselitismo nelle scuole con obiettivi valoriali in netto contrasto con lo spirito dell’art. 11 Cost.
Bisogna, però, essere al tempo stesso consapevoli che il rifiuto dell’ASL in quanto tale, o la sua collocazione dopo i 18 anni, non è maggioritario dentro e al di fuori delle scuole, mentre vi è la convinzione diffusa tra i docenti e anche tra molti presidi che il numero delle ore sia esorbitante e dannoso per la didattica ordinaria. Tra l’altro il decreto sugli Esami di Stato ha rafforzato l’obbligo delle 400/200 ore come requisito di ammissione (senza neanche la previsione del livello minimo del 75% come avviene per le ore di lezione) e al tempo stesso ha sostituito al colloquio la vecchia tesina con una relazione sull’ASL, confermando la separatezza di tali esperienze rispetto alla diverse discipline di studio. Per cui, il terzo punto della campagna proposta dalla Commissione è centrale: proporre e deliberare nei Collegi docenti, nei Consigli d’istituto, nelle Assemblee sindacali e in quelle studentesche mozioni in cui vanno ripresi gli obiettivi della campagna referendaria, cioè che siano le scuole a decidere se prevedere esperienze di ASL nel PTOF e soprattutto a decidere quante ore di ASL oppure chiedere una drastica riduzione del quantitativo di ore previsto a livello nazionale. Anche qui si può modulare la mozione a seconda dei rapporti di forza, nella consapevolezza che la richiesta che siano le scuole, nella loro autonomia, a decidere il quantum delle ore è quella che ha più probabilità di essere maggioritaria. È fondamentale in tale campagna coinvolgere il più possibile il movimento studentesco, che nel passato anno scolastico è stato decisamente latitante. Per dare ulteriore forza a tali obiettivi, peraltro già presenti nella piattaforma dello sciopero del 17 marzo, in Assemblea plenaria è emersa anche la proposta di dare ad essi maggiore centralità nelle rivendicazioni di uno sciopero Cobas da indire nel corso del prossimo anno scolastico.
Infine, il quarto punto del vademecum e della campagna consiste in una sorta di cassetta degli attrezzi da fornire ai docenti per inserire nel PTOF una serie di paletti sulle modalità di svolgimento dell’ASL, tesi alla riduzione del danno. Paletti che nascono dalle esperienze delle scuole in cui siamo più presenti e che possono essere socializzati e diffusi con un uso modulare, anche qui in base alle diverse situazioni concrete. Di seguito, un primo elenco solo esemplificativo di punti emersi dalla discussione.
Prevedere nel Ptof un limite massimo di ore sottratte all’insegnamento curriculare per stage continuativi, per es. nei tecnici e professionali 32 ore per anno scolastico, e un limite massimo per attività non continuative, tipo visite aziendali o incontri con esperti, con la motivazione che l’ASL ha un ruolo complementare, ma non sostitutivo dell’attività didattica ordinaria.
2) Le attività devono coinvolgere contemporaneamente tutta la classe, evitando di prelevare 2 – 3 studenti alla volta per magari 2 – 3 mesi di lezioni, con una continua frantumazione del gruppo classe.
3) Tali limiti, previsti nel PTOF deliberato dal Collegio e approvato dal Consiglio d’istituto, devono essere inderogabili per i Consigli di classe e ancor più per funzioni strumentali o tutor.
4) Per arrivare alle 200 – 400 ore vanno incluse nell’ASL tutte le attività ad esse riconducibili con interpretazione estensiva: stage aziendali, visite aziendali, incontri con esperti, viaggi di istruzione in cui sia prevista una visita aziendale o visite ai musei, attività di orientamento in uscita. Ma può essere considerate come ASL anche la trattazione di temi inerenti l’impresa, o comunque fortemente professionalizzanti, affrontati con la tecnica didattica della discussione/soluzione di casi o della progettazione, già previsti dalla normale programmazione all’interno delle discipline più professionalizzanti, naturalmente stando attenti a non farsi prendere la mano e preservando i fini tipici della didattica ordinaria.
5) Vanno privilegiate le attività connesse organicamente al lavoro in classe e, in generale, all’indirizzo di studio. A tal fine la scuola deve codeterminare le attività specifiche svolte dagli studenti su un piano di parità con le imprese e con gli altri soggetti coinvolti, senza quella delega in bianco che spesso caratterizza la pratica corrente. Per cui gli esiti devono essere monitorati e le esperienze valutate, anche al fine di selezionare i soggetti esterni da coinvolgere in futuro.
6) Non svolgere ASL con imprese che in tempi recenti abbiano licenziato o usato la cassa integrazione o la mobilità, perché in tal caso il rischio di un uso sostitutivo del lavoro degli studenti è ancora più forte.
7) Non svolgere ASL con imprese che hanno provocato danni ecologici, perché in contrasto con i fini formativi della scuola pubblica.
8) Per lo stesso motivo non svolgere ASL con imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza o hanno avuto rilevanti incidenti sul lavoro.
9) Demilitarizzare le scuole e non svolgere ASL con corpi militari, nel rispetto dello spirito dell’art. 11 Cost.
10) Considerando anche la consistenza dei fondi per l’ASL (38mila € per una scuola di dimensioni normali), non prevedere costi a carico delle famiglie.
11) Non valutare gli studenti in base alla certificazione delle competenze elaborata dai tutor aziendali o scolastici, neanche per la condotta; è evidente come tale previsione delle Linee guide (che comunque ribadiscono la piena sovranità dei Consigli di classe sulla valutazione) apra la porta ad un crescente condizionamento anche dell’attività di valutazione, che dovrebbe essere preservata dal principio costituzionale della libertà d’insegnamento.
12) Una volta stornati i fondi destinati a coprire i costi per gli studenti, i criteri di ripartizione dei fondi dell’ASL destinati al personale docente e Ata sono oggetto di contrattazione d’istituto, ai sensi dell’art. 6, comma 2, lett. l), del CCNL vigente.
È evidente la complementarietà tra i 4 punti della campagna di mobilitazione: il dossier è finalizzato a sensibilizzare studenti e genitori sulla realtà dell’ ASL al di là dell’ideologia ufficiale; lasciare alle scuole la decisione sul quantum delle ore ridurrà drasticamente una serie di effetti negativi sulla didattica, ma al tempo stesso anche con un numero di ore ridotto sono indispensabili dei paletti per le modalità di gestione.
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