Vittoria parziale

I limiti dell’internalizzazione dei servizi di pulizie scolastiche

Il primo marzo si è concluso l’iter burocratico per la stabilizzazione di migliaia di lavoratori e lavoratrici ex LSU e dei cosiddetti “appalti storici” come personale ATA, ponendo fine ad una pagina nera della scuola italiana.

Per più di vent’anni l’affidamento dei servizi di pulizia e ausiliarato nelle scuole a cooperative e società esterne ha prodotto da una parte uno sperpero di denaro pubblico a favore dei giganti del settore (Manutencoop, Dussmann ecc.), dall’altra ha significato per i lavoratori impiegati precarietà, stipendi da fame e carichi di lavoro sempre più pesanti.

Da sempre quindi come Cobas abbiamo sostenuto la rivendicazione della reinternalizzazione di questi servizi: non possono esistere lavoratori di serie di B (qualcuno a ragione li ha definiti “i fantasmi della scuola”) privi di tutele reali e garanzie lavorative. Per questo abbiamo salutato con favore la decisione di porre fine a questi appalti stabilizzando il personale impiegato secondo quanto previsto dalla Legge di Stabilità per il 2019.

Purtroppo però questo percorso, ormai giunto alle ultime battute, presenta non poche ombre che ci impediscono di dare un giudizio positivo alle scelte governative prese. L’errore di fondo a nostro avviso è stata una conoscenza a dir poco superficiale da parte di MIUR e Governo della reale platea interessata alla stabilizzazione. Ad oggi infatti i lavoratori impiegati nell’appalto ammontano a poco più di 16.000, mentre i posti di collaboratore scolastico che verranno sbloccati sono appena 11.273. Addirittura meno degli 11.507 posti già accantonati nell’organico di diritto per l’a.s. 2019/2020. I requisiti richiesti per accedere sono dieci anni di servizio anche non continuativi e la licenza media come titolo di studio. Per permettere infine a tutti gli aventi diritto di essere stabilizzati, in tantissime province i lavoratori verranno assunti con contratti part-time a 18 ore settimanali, con pesanti ricadute retributive per tante e tanti.

Ma soprattutto, dai numeri disponibili ad oggi, sono 3.500 i lavoratori che rimarranno esclusi, con l’unico salvagente della NASpI.

Di conseguenza, se da una parte non si può che essere concordi nella volontà di porre fine a queste esternalizzazioni, dall’altra non possiamo esimerci da denunciare quella che è una realtà drammatica e vergognosa. Infatti le risorse economiche messe in campo per questa operazione sono esclusivamente quelle previste dall’accantonamento degli 11.273 posti ATA: ma in questi anni gli appalti erano finanziati anche con i soldi del progetto Scuole Belle creato dal governo Renzi, soldi che saranno dirottati ad altri dicasteri. In altri termini quello a cui assistiamo sono in realtà dei tagli economici ai servizi scolastici e a dei licenziamenti di massa di proporzioni abnormi.

In questi mesi l’intervento sindacale su queste problematiche è stato difficilissimo, stretto dalla morsa da una parte dei lavoratori aventi diritto che temevano naufragasse l’internalizzazione, dall’altra dalla chiusura totale del MIUR alle proposte di modifica che venivano avanzate. La sfida che abbiamo di fronte quindi sarà quella di sostenere le migliaia di lavoratori che rimarranno esclusi dalla stabilizzazione, e soprattutto cercare di unire i fronti di lotta. Ad oggi infatti è sotto gli occhi di tutti come il personale ATA impiegato nelle nostre scuole sia troppo scarno a causa dei continui tagli degli ultimi anni (35.000 posti in meno in 20 anni). Nelle scuole questo ha provocato una diminuzione della sorveglianza esponendo le alunne e gli alunni a notevoli pericoli fino al tragico episodio accaduto alla scuola Pirelli di Milano lo scorso 18 ottobre. Pertanto è necessario un aumento complessivo e considerevole dell’organico che preveda l’immissione in ruolo di tutto il personale delle ditte e di almeno altri 15.000 lavoratori e lavoratrici iscritte nelle graduatorie ATA statali. Tutti gli esclusi da questa procedura e i precari ATA devono essere assunti per garantire servizi efficienti nelle nostre scuole.

Nei prossimi mesi sarà questa la nostra battaglia.