Violenza su insegnanti e ATA

Basta con il mobbing e le aggressioni fisiche

Negli ultimi mesi si sono susseguiti a ritmi incalzanti – e i mezzi di informazione ne hanno diffuso i particolari – reiterati episodi di aggressione fisica da parte soprattutto di genitori (in prevalenza, vere e proprie mamme-tigre) e di studenti (in misura più ridotta) nei confronti di decine di docenti, mentre in parallelo, seppur senza riuscire a giungere sulla stampa, dalle scuole ci sono arrivati ripetuti segnali di elevata aggressività “genitoriale” anche nei confronti degli ATA, ausiliari o addetti alle segreterie. Però, ancor più diffuse e invasive, piuttosto che il cosiddetto “bullismo” degli studenti (termine buono per tutti gli usi), sono le aggressioni verbali praticate dai genitori, che arrivano fino al mobbing e allo stalking nei confronti degli insegnanti, con gruppi agguerriti che, usando i social, esercitano una pressione verbale e psicologica ostile, intervenendo arbitrariamente nella didattica a favore dei propri figli e pretendendone il massimo successo scolastico (del genere “come ha osato mettere 4 a mio figlio? L’ho interrogato io e sapeva tutto”!!). Questa attività asfissiante sfocia spesso in diffamazione pubblica, in vilipendio di docenti che, per inciso, sono anche “pubblici ufficiali”.

Come si spiega questa ondata di violenza fisica, verbale e psicologica che attraversa tutti gli ordini di scuola e i territori geografici, che non coinvolge solo genitori di basso livello culturale e inesistente educazione civica, ma che tira dentro anche fior di professionisti, laureati ed esponenti della medio-alta borghesia, che magari usano le loro conoscenze in maniera inaccettabile per assaltare quei docenti che non sembrano condividere l’alta opinione che mamme e papà benestanti hanno dei loro diletti pargoli? Il motivo dominante, ferme restando varie altre tematiche concomitanti, a nostro parere sta nell’immiserimento materiale e culturale della scuola e nella conseguente delegittimazione e annichilimento della funzione docente operati a partire dalla catastrofica filosofia – innescata da Luigi Berlinguer, ministro della PI nel primo governo Prodi, e sostenuta poi da tutti i governi successivi – dell’ ”autonomia scolastica” e della “scuola azienda”, al servizio di una “clientela” sempre più arrogante, pretenziosa e invadente, che impone i suoi desiderata. Con il risultato di aver prodotto una scuola cialtrona, in cui i docenti devono limitarsi a infarinare di generiche “competenze” studenti destinati per la gran parte ad un futuro precariato lavorativo cronico, e proprio per questo rendendo non necessario – così pensano i responsabili dello sfascio – avere una scuola seria, rigorosa, davvero formativa, né arrecare “disturbo” più di tanto a famiglie e studenti.

La scuola come “progettificio” di cose inutili o dannose per la didattica, per attirare una “clientela” sprovveduta; esami finali-barzelletta con il 99% di promozioni alla maturità, esami di riparazione sostituiti con la farsa dei cosiddetti “crediti e debiti”, con gravi insufficienze sanate d’incanto per non perdere i “clienti”; le valutazioni dei docenti annullate dai grotteschi quiz Invalsi, divenuti la modalità-chiave per valutare scuole, studenti e docenti; 400/200 ore obbligatorie di ridicolo apprendistato gratuito (l’Alternanza scuola-lavoro) che distruggono qualsiasi serio percorso didattico; etichette di disabilità educativa e psichica (i sedicenti BES – Bisogni Educativi Speciali) distribuite a pioggia con il consenso dei genitori, contenti che la presunta “disabilità” serva ai pargoli per garantirsi le promozioni; il “bonus” salariale dato ai più servizievoli nei confronti dei presidi, ai quali è stato dato un potere “alla Marchionne” per ingigantire le pressioni e i soprusi nei confronti dei docenti e degli ATA; e infine salari miserabili (10 euro l’ora ad una maestra con media anzianità). Questo il massacrante percorso, oramai più che ventennale, che ha distrutto e umiliato una professione nobile e decisiva, riducendo i docenti a “servi della gleba” intellettuali, a disposizione passiva di una scuola-miseria (in 30 anni i finanziamenti si sono ridotti, sulla spesa statale complessiva, di circa il 34%: ancora alla fine degli anni ’80 su 100 lire di spesa pubblica 13,2 andavano per l’istruzione pubblica; nel 2017 su 100 euro spesi dallo Stato solo 8,7 ne sono andati per scuola e università pubbliche) impegnata a far contenta (e coglionata, visto come escono dalla scuola gran parte degli studenti) la “clientela”. È così sorprendente che quest’ultima si faccia sempre più arrogante e aggressiva, pretendendo dalla “servitù” scolastica un servizio ad personam, che tenga soprattutto in palmo di mano, e sul velluto, la propria figliolanza?

Ma nel processo di eutanasia della propria professione e di ridicolizzazione del ruolo della scuola pubblica, la maggioranza dei docenti (gli ATA assai meno, non avendo mai avuto strumenti autonomi – come gli organi collegiali dei docenti – per ostacolare l’andazzo) ha una responsabilità enorme. Malgrado tutti gli strumenti culturali e sindacali che, come COBAS, abbiamo messo a disposizione di docenti ed ATA negli ultimi 30 anni e le lotte incessanti da noi condotte contro la catastrofica scuola-azienda, la maggioranza dei/delle docenti si è subordinata passivamente, ha accettato o addirittura collaborato ai passaggi distruttivi prima elencati, pensando “io speriamo che me la cavo”; ha evitato il conflitto, si è piegata agli scrutini umilianti con i voti “taroccati”, ha supinamente subito la sostituzione dei propri giudizi con i farseschi quiz Invalsi; ha sottoscritto la fuga in massa dalla scuola degli studenti per centinaia di ore spese nelle demenziali attività dell’Alternanza; si è piegata alle imposizioni più becere e illegali di tanti presidi-padroni. Insomma, è entrata progressivamente nel ruolo di servitori/trici tuttofare delle volontà dei presidi (e dei loro “cerchi magici”) e della sempre più invadente “clientela”.

Questo processo distruttivo avrà bisogno di anni, forse di decenni, per essere rovesciato, affinché la scuola torni alla sua primaria attività formatrice ed educativa, recuperando finanziamenti e qualità culturale e didattica. Ma, pur lavorando per questo, qui ed ora è insopportabile che i docenti (e gli ATA) debbano subire la violenza fisica e psicologica e il mobbing di genitori arroganti e aggressivi, oltre che di alcuni studenti che attuano quanto imparano in famiglia. E dunque i COBAS daranno vita ad un Pronto Soccorso contro le aggressioni fisiche e il mobbing nei confronti degli insegnanti e degli ATA. Oltre a Convegni CESP sul tema, garantiremo:

  1. a) un intervento sindacale e legale nelle scuole da cui ci arriveranno notizie di aggressioni fisiche o di “mobbing” e diffamazione nei confronti di docenti, mettendo a disposizione gli avvocati per le cause civili e penali;
  2. b) la denuncia pubblica, presso le autorità competenti e nei mass media e social, di qualsiasi omertà o minimizzazione da parte delle direzioni scolastiche.

Per dare seguito a tutto questo e garantire l’incolumità fisica e psichica degli/delle insegnanti non servono leggi “speciali”, e men che meno la folle idea delle telecamere in classe che distruggerebbero definitivamente il rapporto docenti-studenti. Esistono già tutte le norme, dentro e fuori la scuola, per operare al meglio. È sufficiente che tutti i protagonisti della scuola recuperino il senso della propria professione e usino al meglio gli strumenti educativi – ma anche sanzionatori laddove inevitabili – già a disposizione.