Anche nelle elezioni RSU svoltesi nello scorso aprile si è confermato il truffaldino meccanismo per stabilire la rappresentatività nazionale. In qualsiasi sistema elettorale al mondo, politico o sindacale, si vota su liste nazionali e chiunque si può esprimere. E così è stato per decenni anche nella scuola italiana fino a quando, per impedire la crescita dei COBAS e del sindacalismo conflittuale, è stata imposta la valutazione sulla base delle liste RSU di scuola. Cosicché un lavoratore/trice può votare per un sindacato solo se questo ha presentato nella scuola un candidato/a disposto a fare il sindacalista di istituto. È come se nelle elezioni politiche si stabilisse la rappresentanza nazionale dei partiti attraverso elezioni di caseggiato: e non avendo colà un candidato del partito preferito, non si potesse votare per tale partito. L’unica misurazione vera è quella su liste nazionali e quando è stata fatta, come nelle elezioni del 2015 per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, i COBAS hanno superato agevolmente la soglia del 5%.
Altra conferma riguarda la negazione del diritto di assemblea alle liste dei sindacati non rappresentativi che anche durante la campagna elettorale impedisce la ricerca dei candidati e il dialogo con i lavoratori/trici; impedimento tanto più deleterio per chi come i COBAS non ha mestieranti distaccati dal lavoro.
Insomma il meccanismo resta sempre truccato.
Sembra che qualcosa sia cambiato nella distribuzione dei voti. Certo non siamo in presenza del terremoto avvenuto nelle elezioni politiche dello scorso 4 marzo ma, se i dati informali diffusi saranno confermati da quelli ufficiali che l’ARAN fornirà tra qualche mese, pare che si profili un forte calo della CGIL.
Ed è proprio la CGIL che ha pubblicato i dati in percentuale che riportiamo in tabella e che confrontiamo con quelli delle elezioni del 2015.
Insomma tutte le liste crescono tranne la CGIL che perde più del 3,5 % e la sterminata giungla di microsigle che cede quasi il 5%. Il brusco calo della CGIL (che segue quello più lieve del 2015) riteniamo abbia un significato politico. Vero che il voto per le RSU è determinato quasi totalmente dall’ascendente dei candidati di ciascuna scuola, ma non ricordiamo un salto all’indietro di tale dimensione da quando si votano le RSU nelle scuole. Probabilmente la CGIL ha pagato il legame stretto coi governi a guida PD e l’opposizione depotenziata.
Aumenti a pioggia ma ben differenziati: raddoppia la sua percentuale l’ANIEF, riuscendo nell’impresa di conseguire la rappresentatività, mentre UIL, CISL e Gilda crescono di più dell’1%. SNALS e Cobas crescono dello 0,3%
Le cifre della crescita dei COBAS rispetto alle precedenti elezioni del 2015, sono inequivocabili. Allora presentammo 920 liste, stavolta siamo arrivati a 1190 (+ 270). Nel 2015 ottenemmo 17.318 voti, oggi i nostri voti sono 20.720, 3400 in più (+20%), con una media, nelle scuole ove abbiamo potuto presentare le liste, del 20% e una media su tutte le scuole del 2.6% (+0.4% rispetto al 2015; la percentuale del 2,35 che ci attribuisce la CGIL è calcolata su tutto il comparto che oltre la scuola comprende ricerca e università), e le nostre RSU elette sono 645 (+ 55): dati ancor più positivi se si tiene conto del vistoso aumento del numero medio di liste presentate per scuola.
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