photo credits: Lars Plöger
In questi vent’anni di attività il CESP si è caratterizzato per essere uno strumento di ricerca, analisi e sviluppo di tematiche che riguardano il mondo della scuola ma rivestono un’importanza sostanziale anche da un punto di vista sociale e politico. In questa direzione i Laboratori scuola-società (pur trattando il CESP anche argomenti che esulano da questi ultimi) sono stati il mezzo per individuare quelle disposizioni, quei punti di appoggio, quelle reti e correnti, che costituiscono la trama relazionale e politica al cui fondo troviamo gli individui, i gruppi, la società.
I laboratori hanno assunto come centro della riflessione problematiche complesse le quali, oggi, si presentano come punti nevralgici di opposte visioni del mondo che, al di là del costituire patrimonio comune e condiviso di riflessione, rivelano l’attuale sfrangiamento del tessuto sociale e culturale italiano.
Medicalizzazione e trattamento chimico degli studenti con l’analisi dei comportamenti che la scuola assume di fronte all’aumento esponenziale delle diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento e della sindrome da iperattività e disturbo dell’attenzione, attraverso l’esame delle complesse problematiche relative ai Bisogni educativi speciali, in tutte le varie articolazioni, e la generale tendenza alla medicalizzazione delle difficoltà di apprendimento.
Omofobia nelle scuole e nella società (al quale si unisce anche la questione di genere e, in particolare, della violenza sulle donne), con un percorso di formazione nel quale sono stati analizzati i comportamenti che producono o riproducono le forme di discriminazione nella scuola e che fanno di ogni persona il potenziale portatore di un pregiudizio omotransfobico.
Carcere e meccanismi reclusori con l’apertura di un focus sulla centralità della funzione dell’istruzione e della cultura nell’esecuzione penale e l’avvio di azioni sistematiche di educazione alla lettura, al teatro, al cinema, all’arte nelle carceri, in accordo al diritto di accesso e partecipazione dei detenuti alla vita culturale della comunità.
Immigrazione: la guerra e l’esodo migrante con approfondimenti specifici sulle migrazioni, sulla didattica dell’integrazione e sulla Costituzione;
Questioni ambientali con la necessità di una riflessione che si sposti sul lavoro specifico da condurre con le singole scuole, portando fuori e dentro le classi, ambiente, acqua, architettura e urbanistica, per rendere la scuola presidio culturale sul territorio.
Sono questi i Laboratori scuola-società e gli argomenti sui quali il CESP sta richiamando l’attenzione, per rifondare alcuni presupposti teorici sui quali si sta creando un profondo scollamento all’interno della nostra società.
Gli oltre cinquanta seminari di approfondimento svolti in quest’anno scolastico (altrettanti sono stati svolti lo scorso anno) hanno permesso al CESP di entrare in contatto con centinaia di docenti in tutta Italia e ne è emerso un estremo bisogno di orientamento culturale, politico e didattico da parte di una categoria, come quella insegnante, che in questi anni ha conosciuto profondi cambiamenti. Le tematiche trattate evidenziano, infatti, nodi problematici intorno ai quali la scuola, come comunità, si interroga e di fronte alle quali le risposte rilevate nei cicli di seminari svolti sul territorio nazionale pongono in maniera forte la necessità di un intervento sistematico che scandagli in profondità le implicazioni dell’involuzione culturale e democratica della nostra società.
Il docente percepisce sempre più nella propria condizione lavorativa (come accade ad ogni altro/a lavoratore mentale) una perdita di autonomia, individualità, creatività che ne sono state a lungo le caratteristiche dominanti. Perdita determinata da una rivoluzione informatica che ha cambiato l’essenza di una professione e che, nel processo di asservimento della conoscenza alla macchina informatica e alla produttività, ne sta determinando in realtà la scomparsa.
La scuola che emerge da tale profonda trasformazione e dal modello della scuola-impresa inaugurato nel 1997 dalla scuola dell’Autonomia è quella di una visione “riduzionista” dell’educazione e dell’esistenza che definisce lo stretto ambito in cui deve vivere e muoversi un individuo senza alcun altro orizzonte da trascendere se non quello dell’applicazione di procedure e della merce da consumare.
Ma il profondo cambiamento determinato dall’uso dello strumento informatico, che interferisce prepotentemente con i sistemi di apprendimento, non riguarda solo gli adulti e le professioni ma, diffusamente, i bambini/e e i ragazzi/e, che sviluppano una visione del mondo e una capacità cognitiva fortemente condizionate da un mezzo che, se non ben utilizzato, rischia di determinare disturbi e difficoltà nell’apprendimento che non possono essere risolti con schemi di interventi riparatori.
In questi anni sono emersi approfondimenti di esperti, pedagogisti, filosofi, psicologi, psichiatri i quali, di fronte all’evidente crisi educativa e al manifesto disagio di studenti e insegnanti (un disagio che da solo parla) ancora una volta cercano di risolvere una difficoltà pedagogica e didattica, attraverso un iter amministrativo predisposto e standardizzato. Ma è proprio da qui che occorre ripartire per riappropriarsi dell’insegnamento da parte dei docenti, liberandosi da un pedagogismo di tipo anglosassone che pone alla sua base concetti quali profitto, competizione, valutazione, prestazione, test, per ritornare a quelle pedagogie rispettose dei bisogni soggettivi e di un’interazione progressiva in cui scoperta e conoscenza vanno di pari passo, in cui la scuola sia scuola dell’apprendimento, in cui non esistano standardizzazioni, ma si verifichino gli apprendimenti sulla base dei reali progressi individuali.
L’insegnamento non può, infatti, ripetere schemi senza consapevolezza professionale, senza ricerca per l’apprendimento degli alunni, perciò occorre riprendersi lo spazio scolastico insieme ai propri studenti con una prospettiva diversa, dando importanza e costruendo l’appartenenza al gruppo classe degli studenti e questo può essere, in questa fase, un elemento centrale per la ripresa del senso della comunità, della convivenza, della cittadinanza. Senza tutto ciò nell’insegnamento non c’è progresso, ma ripetizione rituale e convenzionale. Solo una volta riappropriatisi del proprio ruolo, gli insegnanti potranno riacquisire la pienezza della funzione docente, ponendosi nei confronti della Scuola e della Famiglia (istituzioni che si stanno rifeudalizzando nuovamente come dispositivi disciplinari attraverso cui intervenire per le nuove esigenze di organizzazione e controllo sociale), insieme agli studenti, come soggetti di una comunicazione e non come oggetti di informazioni decise altrove.
Esemplificativo ed esemplare in questo senso è l’iter che in questi due anni ha seguito il Laboratorio sull’Omofobia nelle scuole e nella società che, tra quelli svolti dal CESP, è stato sicuramente il più avversato da istituzioni e gruppi di genitori che sono scesi in campo contro la presunta “teoria gender” con la pretesa di un controllo totale della scuola, dei docenti, dei curricula delle scuole frequentate dai propri figli, per impedire qualunque possibile contaminazione con idee diverse da quelle dello stretto nucleo familiare e sociale di appartenenza.
Ciò dimostra quanto in profondità abbia scavato l’idea di una scuola quale servizio privato alla famiglia, in un momento in cui questa ha perso, peraltro, il controllo dei propri figli, visto che oggi i bambini e i ragazzi sviluppano un senso dell’autorità sempre più ridotto, carenza che nasce spesso proprio nel rapporto primario con i genitori. L’intera comunità dovrebbe chiedersi, invece, come affrontare il problema educativo, assumendo, attraverso i docenti, ai quali va lasciata la regia complessiva dell’azione educativa, la responsabilità dell’educazione, attraverso la condivisione e il confronto dialettico all’interno di una comunità multietnica e multiculturale qual è la scuola, affinché questa sia luogo sicuro e inclusivo, perché la scuola non può abdicare alla sua responsabilità di formare gli studenti e le studentesse alla cultura del rispetto.
I seminari svolti dal CESP nell’a. s. 2018/2019 sono stati 54, suddivisi nelle seguenti tematiche:
Laboratori scuola società – 28 seminari
Altre tematiche – 26 seminari
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