Da qualche anno a questa parte molte scuole in tutta Italia sono state vittime di attacchi per aver affrontato a livello didattico temi quali l’educazione all’affettività e alla sessualità, la parità di genere, l’educazione alle differenze e il contrasto all’omo-transfobia. Come è noto, si tratta di normali attività didattico-educative che da tempo sono svolte all’interno delle scuole e che oggi vengono sottoposte a pretestuose campagne mediatiche di diffamazione sotto l’etichetta del tutto strumentale della “ideologia gender”.
Negli ultimi due, tre anni, infatti si è creato un clima di vera e propria caccia alle streghe, portato avanti dal mondo cattolico più reazionario, sostenuto anche dai mezzi di informazione di destra, da politici in cerca di facile notorietà, da associazioni pseudo-culturali in difesa della “famiglia” e infine dai partiti neofascisti come Forza Nuova.
Particolarmente grave, quest’anno, è stato il crescere e il convergere di attacchi nella provincia di Bologna alle scuole dell’area Reno-Galliera: a gennaio le intimidazioni verso le classi che hanno scelto di andare a vedere al Teatro di Castello d’Argile lo spettacolo “Fa’afafine”, sul tema del bullismo omo-transfobico nelle scuole; ad aprile e maggio il clima di diffidenza e le proteste contro il nostro convegno CESP e il festival della letteratura per l’infanzia “Uscire dal guscio” e a giugno il caso delle presunte “nozze gay” celebrate dalle maestre in una classe di San Pietro in Casale. Notizia falsa che, riportata dalla testata on-line de “Il Giornale”, ha continuato a circolare nonostante le pronte smentite delle interessate e della DS della scuola.
Alle campagne diffamatorie a mezzo stampa e ai tentativi di boicottaggio dei progetti educativi, sono sempre seguite azioni di intimidazione (attacchinaggio di volantini non firmati, presìdi, striscioni razzisti e omofobi affissi fuori dalle scuole): ultima, in ordine di tempo, la comparsa di uno striscione fuori dalla scuola di Poggetto (San Pietro in Casale) che recitava: “La vostra cultura è contro natura”, seguita da un comunicato di rivendicazione da parte di Forza Nuova di Bologna che attaccava l’operato complessivo delle maestre in quanto “femministe e progender” che “tentano di inculcare l’innaturalezza di comportamenti deviati durante le ore scolastiche” e minacciava di agire contro di loro.
Questi episodi, che sono analoghi a tanti altri avvenuti in Italia in questi anni, non sono semplicemente il frutto della parte più arretrata della società (reazionari di provincia). È evidente che si tratta di una campagna orchestrata su scala nazionale che unisce diversi soggetti che vanno dall’integralismo cattolico, ai partiti di destra, ai neofascisti.
È molto complesso dipanare la matassa di tutte queste associazioni, in quanto la moltiplicazione delle sigle è una strategia perseguita da questi gruppi per moltiplicare la loro presenza mediatica in un gioco di specchi. Proviamo comunque a fare alcuni nomi (per chi volesse approfondire consigliamo la lettura del dossier https://playingthegendercard.wordpress.com). Innanzitutto le associazioni di integralisti cattolici che tendono a presentarsi come associazioni di genitori: “Comitato Difendiamo i nostri figli”, “Generazione famiglia” “CitizenGo”, “Comitato articolo 26”, “Provita Associazione onlus”, “Non si tocca la famiglia”. Queste associazioni in buona parte sono scatole cinesi in cui si trovano gli stessi personaggi, organizzatori negli anni passati dei Family day, come Massimo Gandolfini e Filippo Savarese, entrambi appartenenti al movimento neocatecumenale cattolico. Attualmente, queste associazioni rappresentano la parte più attiva che tiene il raccordo con la CEI e i partiti di destra che abbiamo già incontrato negli anni passati saldamente uniti per difendere la Legge 40 sulla fecondazione assistita. Attraverso “l’operazione gender” questi soggetti non fanno altro che aprire, a discapito della scuola, un nuovo campo di lotta per la loro attività di lobbing. Queste sigle, infatti, il 17 giugno scorso hanno indetto a Roma un presidio al MIUR di cui diremo più avanti.
Non sono da ignorare, inoltre, i bollettini giornalistici che spesso sono all’origine delle bufale che vengono con tanta facilità riprese dai giornali locali e nazionali di destra: “Osservatorio gender”, “Nuova Bussola Quotidiana”, “SOSragazzi”, “La Croce quotidiano” e altri.
D’altra parte, i legami politici con esponenti nazionali che gravitano nella destra cattolica non sono taciuti: da Mario Adinolfi (che dal PD è uscito per fondare “Il popolo della famiglia”) a politici cattolici di lungo corso come Giovanardi, all’appoggio esterno, ma assicurato della Lega Nord e Forza Italia.
Infine, il rapporto con i partiti neofascisti, seppur non ostentato, non è affatto casuale, o estemporaneo, basti dire che proprio il caporedattore e portavoce di “ProVita”, una delle associazioni di integralisti cattolici che abbiamo già citato, è Alessandro Fiore, figlio di Roberto, fondatore di Forza Nuova ed ex Terza posizione.
Pertanto, non dobbiamo stupirci se ogni volta in cui si presenta l’occasione di montare un caso mediatico sul tema del presunto “totalitarismo gender” nel giro di poco tempo compaiono le simpatiche azioni dei fascisti, magari mascherati dietro associazioni culturali locali, o le “Sentinelle in piedi”. È per questo che per indicare questa vasta area “culturale e politica” che va dalla faccia ripulita degli integralisti cattolici ai neofascisti suggeriamo di utilizzare il termine di “cattofascismo”.
Veniamo ora al presidio del 17 giugno al MIUR. In questa occasione – e a quanto pare anche in un successivo incontro avvenuto il 31 luglio – le suddette associazioni hanno portato al Ministro Fedeli le loro richieste, che si possono sintetizzare con una parola d’ordine: “consenso informato”. In sostanza, queste associazioni chiedono che il MIUR vincoli la realizzazione delle attività didattiche relative a questi temi ad una particolare forma di approvazione delle famiglie. Le scuole, cioè, dovrebbero convocare preventivamente i genitori per illustrare nel dettaglio i contenuti e le metodologie che si pensa di utilizzare nelle attività di educazione all’affettività e per il contrasto agli stereotipi di genere (ovviamente queste misure preventive dovrebbero riguardare non solo i progetti programmati con associazioni esterne, ma anche le attività didattiche programmate dai/dalle docenti).
In sostanza, queste tematiche sarebbero da considerarsi opzionali, in analogia con quanto avviene per l’IRC, pertanto i genitori che volessero negare ai propri figli la partecipazione a queste attività dovrebbero avere il diritto ad una attività didattica alternativa di loro gradimento. Non stiamo nemmeno a dire che il paragone non ha alcun fondamento visto che proprio l’IRC rappresenta un’eccezione deprecabile all’interno del nostro sistema di istruzione, regolata da un accordo con lo Stato Vaticano attraverso il nuovo Concordato del 1984. Pretendere, invece, che siano opzionali i temi di educazione all’affettività significa condizionare ancora più profondamente la libertà di insegnamento e la laicità della scuola. Inoltre, possiamo già immaginare di quale tenore siano le proposte didattiche alternative alla “ideologia totalitaria del gender”. Per chi fosse curioso consigliamo di spulciare l’elenco di “buone proposte di educazione affettiva e sessuale per scuole di ogni ordine e grado” che si può trovare nel sito www.nonsitoccalafamiglia.org. Tra le più accreditate troviamo il progetto “TeenStar” sperimentato già in varie scuole dell’America Latina e basato sulla strategia della astinenza totale delle ragazze per evitare le gravidanze in età adolescenziale.
Il tutto sarebbe da seppellire con una grassa risata, se non fosse che queste associazioni hanno minacciato per i prossimi mesi di intensificare la loro campagna oscurantista dentro le scuole e nella società. C’è in campo la minaccia di una campagna di boicottaggio nelle scuole sul tema del “consenso informato” che preannuncia anche nuove “bufale” mediatiche sulla minaccia del “gender”. Inoltre, è in cantiere un nuovo Family day su questo tema ed è stato già annunciato da settembre il tour del “Bus delle libertà”: un autobus arancione con scritte omofobe che ha già suscitato le proteste di tantissime associazioni in Spagna, USA, Cile, dove era approdato provocando da parte dei governi nazionali la sospensione del tour.
In conclusione, dunque, il tema rischia di esplodere il prossimo anno scolastico pertanto invitiamo tutti a partire da settembre a intervenire nei collegi qualora i DS o i docenti proponessero la loro versione del “consenso informato” chiarendo, da un lato, che non esiste nessun obbligo ad utilizzare modalità diverse di comunicazione con le famiglie rispetto a quanto avviene già per tutti i progetti approvati dagli organi collegiali, e dall’altro che dare legittimità a questo tipo di richieste significa spalancare la porta alle ingerenze di queste associazioni di cattofascisti. Inoltre, se si dovessero verificare situazioni simili a quanto avvenuto nelle scuole della provincia bolognese, consigliamo di provare a costruire una rete di solidarietà con quelle associazioni che si occupano di contrastare gli stereotipi di genere e promuovono i diritti LGBTI. A questo indirizzo http://stopaicean.blogspot.com trovate l’appello proposto dai Cobas di Bologna e firmato da più di 30 associazioni.
Infine, i nostri convegni CESP sull’educazione alle differenze saranno un’ottima occasione per divulgare e fare il punto sulla difesa della laicità della scuola e dell’educazione al rispetto.
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