Il 18 giugno scorso, dopo un’approfondita discussione nel nostro Esecutivo Nazionale, abbiamo diffuso una prima dichiarazione ufficiale nei confronti del governo Lega-5 Stelle, giudicato, fin dal titolo del testo, “reazionario, xenofobo, razzista e omofobo“. Scrivevamo tra l’altro in quel testo: “È la Lega la forza dominante di un governo che, oltre a rappresentanti della “casta” come Savona, Moavero e Tria, propone figure di bassissimo profilo che dovranno  eseguire il programma di una formazione reazionaria, in perfetta sintonia con l’ultra-destra di Le Pen, Orban, dei governi polacchi ed austriaci. Si tratta di una versione moderna del nazionalismo reazionario che propone in tutta Europa chiusure nazionalistiche, sovranismo velleitario, xenofobia, odio verso i ‘negher’, sessismo, omofobia, disprezzo della cultura e della conoscenza competente, culto delle armi e della sottomissione del debole e del ‘diverso’… Le illusioni di coloro che, per avversione (giustificata) verso il PD e Renzi, avevano preso sul serio le promesse dei 5 Stelle, sono state brutalmente travolte. I leghisti di Salvini, usando spietatamente i migranti dell’Acquarius e il tema dell’immigrazione, stanno ‘divorando’ i 5 Stelle, che si presupponevano (Di Battista dixit) “nè di destra nè di sinistra, né antifascista perché il fascismo è morto e sepolto” e che, pur con il doppio di eletti/e, hanno sottoscritto la piattaforma anti-immigrati di Salvini, con Toninelli che ha controfirmato la chiusura dei porti e Di Maio che ha confermato ‘l’assoluta identità di vedute nel governo sul tema immigrazione‘”.

Scrivemmo questo e altri giudizi fortemente negativi nei confronti dell’impianto generale, politico e ideologico del governo pur sapendo che anche tra i nostri/e iscritti/e nel recente passato erano diffuse speranze e illusioni sul possibile ruolo positivo dei 5 Stelle al governo: speranze e illusioni di cui abbiamo tenuto conto nella nostra discussione interna. Ma il carattere dominante dell’ideologia leghista è risultato evidente, giorno dopo giorno, al punto da non poter sospendere il giudizio o offrire a questo governo una “indulgenza” che non merita e che non abbiamo riservato a nessuno dei governi precedenti, neanche quando – ad esempio con i due governi Prodi – la presenza nella compagine governativa di una forza come il PRC aveva seminato speranze di ben altra intensità tra parecchi dei nostri/e militanti. Cosicché la nostra Assemblea Nazionale di metà luglio ha confermato le posizioni già prese dall’EN, articolandole ulteriormente alla luce dei successivi passi governativi. È risultata corretta la valutazione secondo la quale le principali promesse sociali ed economiche, avanzate in campagna elettorale dalla Lega e dai 5 Stelle, sarebbero rimaste puri inganni per catturare voti. Le abolizioni della legge Fornero, del Jobs Act e della cosiddetta “buona scuola” stanno svanendo nel nulla, mentre il mitico “reddito di cittadinanza”, cavallo di battaglia da sempre della sinistra antagonista e “scippato” da Grillo-Casaleggio, che tanto interesse e attese aveva suscitato in vasti settori popolari e salariati, è rinviato a data remota. Il cosiddetto “decreto dignità”, annunciato come la panacea contro il precariato, si guarda bene dal reintrodurre l’art. 18 che difendeva dai licenziamenti arbitrari; e le piccole restrizioni ai contratti a termine, in assenza di incentivi per le assunzioni stabili, è più facile che provochino licenziamenti anticipati piuttosto che stabilità per i precari. E in quanto alla “buona scuola”, qualcuno/a può seriamente credere che Bussetti, dirigente dell’USP di Milano e dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia e già preside “distaccato”, che in questi anni ha fedelmente applicato la Legge 107, possa buttare per aria i poteri assegnati ai capi di istituto, i bonus, l’Alternanza scuola-lavoro e i quiz Invalsi? In realtà, l’unico provvedimento preso è la sospensione per il solo a. s. 2018-19 di un potere che la stragrande maggioranza dei presidi aveva già chiaramente mostrato di non gradire, e cioè quella “chiamata diretta” dei docenti che avrebbe provocato ai capi di istituto solo grane, contenziosi, denunce, ricorsi e imputazioni per “interesse privato in atti di ufficio”; e per il resto, basti vedere come siano sparite le promesse di rendere giustizia alle maestre diplomate magistrali fatte durante la campagna elettorale.

Risulta dunque evidente perché la vera carta a disposizione di questo governo, oltre all’inconsistenza delle opposizioni parlamentari, sia quella, giocata cinicamente da Salvini, dell’immigrazione e dell’odio manifesto verso gli ultimi della terra, che cercano in Europa un po’ di pace, lavoro e giustizia sociale. Certo, il razzismo e la xenofobia non nascono, a livello popolare, con questo governo. Fin dall’inizio della grande crisi economica in Europa e negli Stati Uniti del 2007-2008, abbiamo denunciato il terrificante impatto di quella che abbiamo chiamato “la guerra dei penultimi contro gli ultimi“, e cioè l’ostilità che vasti settori salariati e popolari, operai e “middle class” impoverita hanno, con sempre maggiore evidenza, manifestato non contro le classi e i ceti più potenti e ricchi ma verso gli ultimi arrivati, temendone il “sorpasso sociale”. E d’altra parte le più serie ricerche sociologiche dell’ultimo decennio hanno confermato quello che vediamo e sentiamo giornalmente nelle nostre città: e cioè che l’Italia stava divenendo il paese più xenofobo e razzista dell’Europa occidentale, in gara con paesi dell’Est come Ungheria e Polonia, e malgrado abbia una presenza di migranti decisamente più bassa, in percentuale, di paesi come la Francia, il Belgio, la Germania o l’Inghilterra. Al punto che, ci dicono credibili sondaggi, la maggioranza degli italiani pensa che gli immigrati/e siano circa il 25% della popolazione (mentre superano di poco il 7%) e che i nomadi siano oltre un milione (sono poco meno di 120 mila, ma di essi circa 80 mila sono stanziali da generazioni). La xenofobia e il razzismo sono cresciuti ulteriormente negli ultimi due anni, malgrado la politica spietata del ministro Minniti, bloccando indefinitamente gran parte dei migranti nei terribili lager libici, abbia ridotto gli sbarchi dell’80-85%. Pur tuttavia, Salvini, seguito supinamente dai 5 Stelle, ha aggiunto un elemento che non era presente nella politica dei precedenti governi: un odio aperto, spudorato, fiero di sé, e ribadito ufficialmente ogni giorno, nei confronti di neri, rom e “illegali” che ha pubblicamente sdoganato tutte le pulsioni fascistoidi già operanti nella maggioranza della popolazione: al punto che a tutti gli episodi di brutale razzismo di quest’estate hanno fatto seguito immancabilmente le giustificazioni e le minimizzazioni del ministro degli Interni e del governo nel suo insieme.

Peraltro, l’aspetto reazionario del governo Salvini-Di Maio-Conte non riguarda solo la politica sull’immigrazione. C’è l’oscena legge “per la legittima difesa”, che introduce la pena di morte, autorizzando i “benpensanti” a sparare su chi si introduce nelle proprie case; c’è la flat tax, che ridurrebbe sensibilmente le poche tasse che la maggioranza delle classi e dei ceti più ricchi paga, massacrando le già scarse risorse per i servizi sociali; c’è una concezione forcaiola delle libertà civili e repressiva dei conflitti, c’è il blocco della riforma della giustizia e il trionfo della logica manettara alla Davigo “non esistono gli innocenti, sono solo colpevoli non ancora smascherati“, con l’introduzione di “agenti provocatori di Stato”, premi ai delatori, costruzione di nuove carceri; c’è l’omofobia del ministro Fontana per il quale le diversità di orientamenti sessuali vanno cancellate; ci sono i legami con l’Internazionale Nera europea, razzista, xenofoba e fascistoide.

Resta il punto interrogativo che arrovella anche nostri iscritti/e che hanno votato negli ultimi tempi per i 5 Stelle e che si domandano come mai il nazionalismo d’accatto e il razzismo xenofobo non siano in netta contraddizione con il programma ecologista e sociale dei Cinque Stelle. Ma, come ha scritto Guido Viale, tale programma essi “lo hanno in parte ricavato da una partecipazione diretta ad alcuni movimenti, in parte ripreso di peso da elaborazioni altrui, senza disporre di basi culturali e di una coesione sufficientemente solide per gestirlo e sostenerlo. Per questo sono in continua contraddizione con se stessi, cosa che non può che produrre quel logoramento che li sta portando in bocca a Salvini. Se il loro ruolo principale é stato, nell’immediato, quello di riportare al governo la Lega in versione salviniana, sul lungo (e nemmeno tanto lungo) periodo, sarà quello di traghettatori verso l’estrema destra di un elettorato già di sinistra, ma ormai impregnato di quegli umori contigui al razzismo ben rappresentati dalla guerra ai migranti aperta dall’ex ministro Minniti”.

Certamente conta, nell’accettazione della linea salviniana, la consapevolezza che tornare alle elezioni sarebbe distruttivo per i 5 Stelle, raddoppiando i voti della Lega. Ma l’elemento decisivo è proprio il ruolo di “traghettatori” dei grillo-casaleggini verso la piena legittimazione, a destra e a “sinistra”, della Lega: operazione possibile perché in realtà tra la gran parte degli elettori/trici delle due organizzazioni non c’è affatto quel contrasto che molti/e credevano. Le “basi” si sovrappongono, gli umori malmostosi sono simili: e la riprova la si ha non solo dal fatto che i 5 Stelle hanno pagato nei sondaggi ben poco per questa alleanza (una perdita di 3 o 4 punti) ma da una verifica su tutti i social della progressiva identità di vedute tra i simpatizzanti delle due parti. Il che rende poco credibile lo sperare in soprassalti delle anime “di sinistra” presenti nei 5 Stelle e in una lacerazione a breve dell’alleanza di governo che oltretutto si rafforza grazie ad un’occupazione “castale” e a 360 gradi dei poteri istituzionali, sociali e civili che non ha nulla da invidiare a quella dei governi precedenti.

 

Dunque, per tutti questi validissimi argomenti come COBAS abbiamo dichiarato la nostra avversità al governo Salvini-Di Maio-Conte, al quale ci opporremo nei prossimi mesi almeno come abbiamo fatto nei confronti dei governi di centrodestra e centrosinistra degli ultimi anni.