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A dispetto dei 6 anni trascorsi dalla sua approvazione, è giunto un altro boccone tossico della famigerata Buona scuola: il Curriculum dello studente (CdS). In armoniosa continuità della gestione governativa e parlamentare dell’istruzione, il 6 agosto 2020 (governo Conte 1, ministra Azzolina) con il DM n. 88 è stato predisposto il modello per la compilazione del CdS e con l’OM n. 53 del 3 marzo 2021 (governo Draghi, ministro Bianchi) ne è stato imposta l’adozione connettendolo saldamente agli esami di maturità per l’a. s. 2020/2021. Insomma, cambiano gli esecutivi, ma la politica scolastica rimarca il deleterio copione che si rappresenta da un ventennio almeno.
Strutturazione del Curriculum
Il CdS è un documento da compilare tramite un’apposita piattaforma digitale prima dell’esame conclusivo delle scuole superiori e di cui tenere conto nella valutazione.
Il sito del Ministero dell’Istruzione ci informa che il CdS “È un documento rappresentativo dell’intero profilo dello studente che riporta al suo interno le informazioni relative al percorso scolastico, le certificazioni conseguite e le attività extrascolastiche svolte nel corso degli anni”. E ancora: “Il Curriculum è uno strumento con rilevante valore formativo ed educativo, importante per la presentazione alla Commissione e per lo svolgimento del colloquio dell’esame di Stato del II ciclo. Consente l’integrazione di tutte le informazioni relative ad attività svolte in ambito formale ed extrascolastico e può costituire un valido supporto per l’orientamento degli studenti all’Università e al mondo del lavoro“.
Il Curriculum è strutturato in 3 parti in cui sono riportate le informazioni relative alle competenze acquisite in ambito formale, non formale e informale:
Solo per l’a.s. 2020/2021, l’elaborato per l’esame di stato concernente le discipline caratterizzanti è integrato dagli apporti con altre discipline o competenze presenti nel curriculum dello studente. Lo stesso deve avvenire per lo svolgimento del colloquio d’esame. Siamo di fronte, dunque, a una vera e propria irruzione del CdS nella conduzione dell’esame di maturità.
Consolidare il modello aziendalista nella scuola
Numerosi sono i segnali sottesi all’operazione CdS che rafforzano la tendenza assunta dalla scuola in questi ultimi decenni in direzione mercantilista tramite l’introduzione del PCTO e della valutazione per competenze, i quiz standardizzati e le classifiche compilate su di essi, offerta e crediti formativi, albo dell’eccellenza ecc.
In tal senso, è significativa l’insistenza sulle certificazioni linguistiche e digitali rilasciate a caro prezzo da appositi enti (talvolta a persone di modesta preparazione) che taglia fuori chi ha acquisito, per altri percorsi, abilità in questi settori e proviene da una famiglia che non può permettersi di pagare la certificazione. Come pure, appare fortemente classista l’inserimento di esperienze all’estero.
Non si può tacere di due aspetti bislacchi del CdS:
Ma l’idea stessa di dotare gli studenti di un curriculum, strumento tipico del mondo delle professioni, è la certificazione che le regole vigenti all’interno delle scuole sono ormai le stesse di quelle aziendali: competizione, individualismo, monetizzazione di tutto.
E infatti, secondo il Ministero dell’Istruzione, il CdS “può costituire un valido supporto per l’orientamento degli studenti all’università e al mondo del lavoro”. È questa, riteniamo, la chiave di lettura del documento: uno strumento per l’orientamento al mondo del lavoro. Ma stiamo parlando di aria fritta perché l’inserimento nel mondo del lavoro a 18 anni è una pura utopia a fronte dei tassi di disoccupazione giovanile che si registrano nel nostro Paese; l’unica possibilità concreta di lavorare a quell’età (se non si hanno forti sostegni familiari) è di consegnare a casa le pizze e per fare questo non occorre esaminare alcun curriculum.
Il vero significato all’operazione CdS è la posa di un ulteriore mattone nella costruzione dell’idea che lo scopo dell’istruzione è prettamente utilitaristico, saldamente legato ad un obiettivo pratico e subitaneo. Ma che formazione critica del cittadino, ma che coscienza di sé, ma che senso di appartenenza ad una collettività. Tutta roba fuori moda.
Secondo il Ministero dell’Istruzione il CdS, in prima applicazione, nell’a.s. 2020/21, è valorizzato esclusivamente nell’ambito dell’esame di Stato del II ciclo, il che appare una preoccupante minaccia di un suo allargamento in altri ambiti dal prossimo anno scolastico.
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