A fine novembre si sono concluse le ultime operazioni del piano straordinario di assunzioni stabilito dalla legge n. 107/2015. Dopo le 29.000 immissioni in ruolo delle fasi zero e A, effettuate in agosto secondo le normali procedure previste dal Testo Unico (d.lgs. n. 297/1994), altre 56.000 sono state realizzate attraverso le due controverse fasi nazionali B e C, subordinate a una domanda volontaria di partecipazione. Nella prima, che ha avuto luogo a settembre, sono stati assunti 8.532 insegnanti, individuati per coprire una parte dei 18.476 posti rimasti ancora vacanti e disponibili al termine delle precedenti operazioni. Nella seconda, terminata poche settimane fa, sono stati stipulati 47.465 contratti a tempo indeterminato sui cosiddetti posti di potenziamento, a fronte dei 55.258 previsti nella Tabella 1 allegata alla legge.
I numeri definitivi, quindi, parlano di circa 85.000 immissioni in ruolo, vale a dire poco più della metà delle fantomatiche 150.000 annunciate lo scorso anno nell’accattivante documento di lancio de “La Buona Scuola”, ma anche quasi 18.000 in meno rispetto alle 102.734 autorizzate nella versione definitiva del testo approvato a luglio. Tra i motivi di questa ulteriore riduzione, un numero di domande di partecipazione alle fasi nazionali inferiore rispetto alle previsioni del Miur e, soprattutto, l’assenza all’interno delle graduatorie di merito da concorso – GM e delle graduatorie a esaurimento – GaE, le uniche due graduatorie che consentivano l’accesso al ruolo, della quantità di docenti muniti della specializzazione sul sostegno o dell’abilitazione in alcune determinate discipline sufficiente per coprire tutti i posti non assegnati.
Ma questo dato di fatto, ben noto fin dall’inizio, non è bastato per convincere il Governo ad estendere il piano di assunzioni anche agli oltre 150.000 abilitati presenti nella seconda fascia delle Graduatorie di Istituto. Si è preferito, come sappiamo, rimandare la faccenda al prossimo concorso. Nel frattempo, come preannunciato, le GaE sono tutt’altro che esaurite, se non per quanto riguarda singole discipline che variano da provincia a provincia. Difficile quantificare con certezza il numero dei docenti ancora in esse presenti, ma considerando che sono circa 23.000 quelli dell’infanzia esclusi dalla possibilità di accedere ai posti di potenziamento, non è azzardato ipotizzare una cifra complessiva che si aggira attorno alle 50.000 unità.
Come è ormai noto, l’accettazione della proposta di assunzione ricevuta in una delle due fasi nazionali ha costretto alcune migliaia di docenti a spostarsi in una provincia o in una regione diversa da quella della graduatoria di inclusione. Molti, in realtà, sono riusciti a rinviare di un anno il trasferimento grazie alla possibilità di differire la presa di servizio prevista per quanti, prima di dire sì al tempo indeterminato, avessero già firmato un contratto di supplenza annuale o fino al termine delle attività didattiche. Tutti, però, faranno bene a seguire gli sviluppi legati alla definizione del contratto sulla mobilità 2016/2017, poiché non è detto che la provincia assegnata quest’anno coinciderà automaticamente con quella in cui ci si troverà a lavorare anche il prossimo. Stando a quanto previsto dall’articolo 108 della legge, infatti, le carte potrebbero essere ulteriormente mescolate in base agli esiti del piano straordinario di mobilità previsto per tutti i docenti immessi in ruolo entro il 2014/2015 che, a quanto pare, precederà l’assegnazione definitiva dei neoassunti nelle fasi B e C. Questi ultimi, in ogni caso, non saranno più assegnati a una singola sede scolastica, come ancora avverrà per i colleghi delle fasi zero e A, bensì a uno degli ambiti territoriali che dovranno essere definiti entro il 30 giugno 2016. È all’interno di tali ambiti che i dirigenti potranno chiamarli direttamente e proporre loro un incarico triennale che sarà rinnovato salvo variazioni del Piano (anch’esso) Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).
Nel frattempo, però, per gli assunti in fase C e non solo, c’è da prestare grande attenzione alle modalità di utilizzo dell’organico di potenziamento messe in atto dalle singole scuole. Come previsto, infatti, non sono pochi i casi in cui i nuovi docenti arrivati a dicembre vengono trattati come veri e propri tappabuchi, ai quali affidare quasi esclusivamente il compito di sostituire i colleghi assenti (a maggior ragione dopo l’applicazione dell’art. 1, comma 333, della Legge di Stabilità 2015 che, “ferme restando la tutela e la garanzia dell’offerta formativa”, vieta la possibilità di nominare supplenti nel primo giorno di assenza dei docenti) con richiesta di ampia flessibilità per ciò che riguarda l’orario giornaliero e settimanale. Una tendenza che andrebbe arrestata sul nascere con una presa di posizione di tutto il corpo docente, per l’evidente e generale disegno di smantellamento della professionalità e dell’organizzazione del lavoro dell’insegnante che essa porta con sé.
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