Fin dal nostro apparire, nel 1987, ci siamo dotati di un giornale nazionale, spesso affiancato da giornali locali curati dalle sedi territoriali. Non è questa l’occasione per tracciare il percorso compiuto dal nostro giornale nazionale, ma in estrema sintesi, possiamo dire che in questi 33 anni ha subito svariati cambiamenti connessi ai mutamenti che avvenivano nella nostra organizzazione e nella scuola.

Se due tratti distintivi vogliamo individuare, crediamo siano:

  • il suo ruolo di considerevole strumento di lotta politico-sindacale agito da tanti lavoratori della scuola;
  • il suo costituirsi come luogo di convergenza e memoria della nostra elaborazione collettiva sulla scuola, sui processi che l’hanno investita, riuscendo spesso ad azzeccare moventi e tendenze delle trasformazioni in atto.

Altri caratteri distintivi, ma sul versante materiale, sono stati il formato e la carta per la stampa, quelli tipici dei quotidiani, che hanno dato al nostro giornale una perenne veste dimessa ma dignitosa, imposta essenzialmente da ragioni economiche. Le innovazioni tecnologiche degli ultimi tempi hanno fortemente abbassato i costi della stampa a colori e dunque abbiamo voluto cambiare il nostro abito perché vogliamo:

  • dare un aspetto che più si attaglia ai contenuti proposti;
  • realizzare un prodotto che sia formalmente più leggibile (abbiamo aumentato anche il corpo dei caratteri) e meglio conservabile nel tempo, poiché abbiamo la presunzione di credere che il nostro non sia un giornale usa e getta ma che si possa rileggere a distanza di anni trovandovi spunti di riflessione ancora significativi e un metodo di indagine di lungo corso;
  • riscattare le riproduzioni delle magnifiche opere pittoriche che pubblichiamo, mortificate nella versione in bianco e nero. Prima di questo numero, le immagini si potevano fruire nel fasto dei colori solo vedendo il giornale sui nostri siti (che trovate elencati in terza pagina di copertina), adesso anche la versione cartacea ha raggiunto la sua integrità. E non ci pare cosa da poco, perché riteniamo che la scelta e la proposizione di dipinti di grandi artisti del passato sia rilevante opera di divulgazione culturale e di senso, in un’epoca che ci inonda di immagini sempre più ordinarie e che – nella sua spasmodica tensione verso il nuovo che avanza – produce, consuma e oblia quanto è stato prodotto l’altro ieri.

Dunque, cambiamo abito.
Cambiamo abito ma non la determinazione nella difesa della scuola pubblica e dei diritti di chi ci lavora e studia.
Cambiamo abito ma non l’attenzione verso oppressi e sfruttati. Cambiamo abito ma non la correttezza nei confronti di chi ci legge. Cambiamo abito ma non la credibilità di quanto scriviamo.

Una volta cambiato l’abito, ci ripromettiamo di dare una maggiore frequenza alle nostre uscite: da quest’anno vorremmo arrivare a 4 numeri con cadenza trimestrale. Non sarà facile perché questo è un giornale fatto, non da professionisti della carta stampata, ma da lavoratori della scuola che dedicano senza alcun ritorno pecuniario parte del loro tempo all’impegno sindacale.

Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente Pino Bertelli, direttore responsabile di questa rivista dal 2017, che presta la sua firma a titolo gratuito per consentirci la pubblicazione.