photo credits: Luigi Andreola
Lo scorso luglio l’Invalsi ha reso noti gli esiti dei quiz svoltisi nei mesi precedenti.
Nessuna novità: gli studenti delle scuole del Nord Italia hanno conseguito i punteggi più alti sia in Matematica che in Italiano mentre quelli del Meridione occupano i posti più infimi. Insomma tutto come prima, a riprova che le politiche scolastiche di questi ultimi anni (che hanno profondamente modificato in negativo la scuola italiana, secondo noi) non hanno inciso minimamente sul divario esistente tra le diverse aeree del nostro Paese.
E allora perché parlarne? Perché c’è un dato curioso: la Regione in coda a tutte le classifiche Invalsi è la Sardegna. Ragazzi meno preparati e docenti incapaci, penserà chi non conosce la faccenda. La realtà, ovviamente, è un’altra.
La Sardegna è la regione che ogni anno registra il livello di boicottaggio dei quiz Invalsi più alto d’Italia. Forse questo dato può avere qualche relazione con quello dei risultati Invalsi. Lo scorso maggio in numerose scuole gli alunni non hanno svolto le prove Invalsi, sia per lo sciopero dei docenti, sia per le mobilitazioni degli studenti delle superiori. In molte classi campione hanno sostenuto le prove Invalsi pochissimi alunni: da uno a quattro. Ebbene anche le prove di queste situazioni sono state inserite nel calderone sardo.
Se all’inconsistente fondamento scientifico dei quiz Invalsi (richieste estranee alla normale didattica in classe, due sole discipline testate, capacità extracognitive non considerate ecc.) aggiungiamo il prendere in considerazione dati relativi a pochissimi alunni per classe e l’ovvia esclusione dei molti studenti che non hanno svolto le prove, ci rendiamo conto che le strombazzate classifiche Invalsi non hanno alcun significato se non quello di propaganda targata MIUR.
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