Sfruttamento minorile

Alternanza Scuola Lavoro? Meglio l’Alternanza Lavoro Scuola

L’Alternanza Scuola Lavoro (ASL) è stata introdotta dalla riforma Moratti nel 2003, ma la “buona scuola” ha reso obbligatorio un monte ore spropositato e lo rende requisito indispensabile per l’ammissione all’Esame di Stato. Dall’a. s. 2018/19 poi, al colloquio dello stesso esame, gli studenti dovranno presentare una tesina sulle loro esperienze di ASL.

La possibilità per gli studenti di avere qualche esperienza nei settori del mondo del lavoro attinenti al loro curricolo scolastico, non è certo disprezzabile, anzi: la scuola della Costituzione, della cooperazione e dell’inclusione qualche insegnamento all’attuale giungla del mercato del lavoro, potrebbe pure offrirlo.

Il problema sta nell’obbligatorietà di un monte ore spropositato (400 ore nel triennio per Tecnici e Professionali, 200 per i Licei), che toglie tempo alla didattica, allo studio individuale e alla vita degli studenti: basti pensare che in un ITIS le ore di Italiano nel triennio sono 396, mentre di ASL ben 400.

Quest’anno la cosiddetta innovazione va a regime, con ben 1.500.000 studenti coinvolti. Le prime inchieste svolte rivelano un panorama il più vario: da veri e proprio fenomeni di sfruttamento di lavoro minorile da parte delle aziende, che ne approfittano per non assumere personale regolarmente, ad esperienze inutili e che nulla hanno a che fare con il curricolo scolastico.

Qualcuno ha pure individuato il business: sono nate parecchie agenzie che vendono alle scuole pacchetti già pronti di attività – pure all’estero -, con pesanti costi per le famiglie (come dire: non solo si lavora gratis, ma pure si deve pagare per avere le ore di ASL riconosciute).

Ci sono naturalmente anche esperienze che potrebbero essere utili, programmate da docenti che – visto l’obbligo per gli studenti – almeno cercano di dare un senso alla cosa, ma il numero spropositato di ore impedisce un controllo e una progettazione che si leghi alla didattica in modo corretto.

È chiaro l’obiettivo di questo obbligo: educare le future generazioni alla completa flessibilità del lavoro, alla precarietà e al lavoro prestato gratuitamente.

Il tutto si inserisce nell’economia politica della promessa: devi acquisire competenze spendibili nel mercato del lavoro, tra un’ASL ed uno stage, un periodo di servizio civile, un tirocinio e un corso professionalizzante – tutto gratis naturalmente – anzi pagandoti le spese; il tutto poi sarà nel tuo curriculum, nella tua certificazione delle competenze. È così, fino a quarant’anni ed oltre, di promessa in promessa illusoria di un impiego, prima di avere un corrispettivo che possa definirsi salario.

Lo scopo è convincere i giovani che il lavoro non vale nulla, dal punto di vista dei diritti, e quindi può pure non essere pagato.

Del resto neppure il nostro lavoro di docenti vale molto: a parte gli stipendi da fame e bloccati da un decennio, la stessa “Buona scuola” prevede che i futuri insegnanti vincitori dei prossimi concorsi del 2018, prima di avere uno stipendio ed essere assunti a tempo indeterminato, stipuleranno un contratto di apprendistato per tre anni – pagati circa 400 euro al mese.

Il tutto dentro l’inganno della lotta alla disoccupazione giovanile, nel nostro Paese addirittura al 40%: l’ASL dovrebbe combattere la disoccupazione giovanile, dando ai giovani competenze spendibili nel mercato, in pratica facendo lavorare gratis i giovani.

Solo per restare al comparto scuola basterebbe liberare dal cappio della legge Fornero i docenti (più della metà sono ultra cinquantenni e l’11% ultra sessantenni), mandandoli finalmente in pensione, liberando per i giovani laureati posti di lavoro di insegnamento.

 

Una campagna contro l’ASL

Imprescindibile imporre l’abolizione dell’obbligo di un monte ore per le attività di ASL, lasciando agli organi collegiali delle scuole la libertà di eventualmente programmarle, senza obblighi e vincoli per l’ammissione agli esami di Stato.

Dico questo perché l’UDS (che si definisce sindacato studentesco), pur dopo un importante lavoro d’inchiesta che ha smascherato le tante scandalose esperienze di ASL, è passata dalla raccolta delle firme nel 2016 per il referendum per rendere l’ASL non obbligatoria, a rivendicare una ASL degna.

Pure la Ministra Fedeli ha ammesso il problema e invita gli studenti a segnalare le criticità, utilizzando un bottone rosso da cliccare nella piattaforma apposita (sic!).

Anche la Cgil – sponsor politico dell’UDS – è passata ad accogliere centinaia di studenti in ASL nei suoi uffici. Del resto ci ricordiamo la Cgil che, da una parte raccoglieva firme per il referendum per l’abolizione dei voucher e dall’altra pagava con gli stessi i propri dipendenti. Sostengono che ormai c’è la legge ed è meglio che l’ASL la faccia bene la Cgil, piuttosto che qualche padroncino che sfrutta gli studenti. Del resto la CGIL è pronta a stipulare accordi con aziende e scuole per gestire l’ASL, come è stato fatto alla Lamborghini di Bologna con un accordo FIOM/Impresa/UDS.

Senza l’abolizione dell’eccessivo monte ore obbligatorio, non potrà esserci alcuna esperienza di ASL degna e che abbia un senso.

Si potrebbe discutere e deliberare nei collegi docenti, nei consigli di istituto, nelle assemblee sindacali e studentesche mozioni e delibere in tal senso, come già molte situazioni hanno fatto.

All’obiettivo finale occorre affiancare una serie di rivendicazioni per ridurre i danni dell’ASL, magari dopo una inchiesta scuola per scuola gestita da comitati misti di studenti e docenti, compilando assieme agli studenti – in assemblee di classe – questionari sulle attività ASL che svolgono:

  • la gratuità per studenti e famiglie; nella maggior parte dei casi gli allievi si pagano trasporti, mensa e quant’altro e si tratta di costi che si sommano agli altri che precludono il diritto allo studio. Si tratta di rivendicare un welfare studentesco, che è ben altro del bonus dei 500 euro ai diciottenni;
  • il lavoro aggiuntivo degli ATA nelle segreterie e dei docenti tutor deve essere retribuito: attualmente spesso vengono pagati a forfait e non tutte le ore (con la miseria di 17,50 euro lordi per ore di non insegnamento tra l’altro), mentre le imprese ricevono voucher dalla Camere di Commercio per ogni studente impiegato.
  • naturalmente le attività devono essere connesse all’indirizzo di studio, indicando un numero di ore massimo da sottrarre alla didattica, includendo tutte le attività all’ASL riconducibili (le ore di Laboratorio negli Istituti Tecnici e Professionali o nei Licei Artistici, ma anche gli incontri con esperti, visite aziendali ecc.);
  • non stipulare convenzioni con imprese che hanno provocato danni ecologici o che non rispettano le norme di sicurezza o con imprese che in tempi recenti abbiano licenziato o ridotto il ricorso al lavoro dipendente; in tal caso il rischio di usare gli studenti in ASL in sostituzione di personale è ancora più forte.

Vincere sull’abrogazione dell’obbligatorietà del monte ore ASL, potrebbe invertire la tendenza che da anni sta trasformando scuola e università in senso aziendalistico, quali “fabbriche” della forza-lavoro, luoghi non più volti alla formazione critica e alla produzione culturale, ma all’avviamento al lavoro, sempre precario e senza diritti.

 

 

Rovesciamo il banco: ASL per tutti gli occupati

 

La scuola deve formare i cittadini come futuri lavoratori liberi e pensanti, non dare competenze spendibili nel mercato del lavoro precario e flessile.

L’ASL rappresenta una gravissima subordinazione dei processi formativi alle esigenze di breve periodo dell’Impresa. Il mondo del lavoro cambia di giorno in giorno, nonostante la crisi e la scarsa lungimiranza dell’Impresa che, invece di investire sull’innovazione, impone l’abbassamento del costo del lavoro con precarietà, dumping sociale e trasferimento all’estero delle produzioni. L’innovazione tecnologica farà si che tra qualche anno i lavori di oggi non ci saranno più, mentre nella scuola vogliono costringerci alla didattica delle competenze spendibili nel mercato del lavoro e non ai saperi critici.

Le nuove tecnologie distruggono i vecchi posti di lavoro, ne creano di altri, ma proporzionalmente i nuovi che creano sono di meno. Le nuove tecnologie digitali riducono il tempo di lavoro necessario a produrre merci e servizi. E questo vale ad esempio sia per l’Elettrolux, che tra qualche anno farà la produzione di frigoriferi con il 60% di robot e il 40% di operai, che per le banche, che tra qualche anno avranno la metà dell’organico attuale, anche perché ormai il lavoro del bancario ce lo facciamo da soli on-line (e il tempo che passiamo per fare bonifici e pagamenti da soli non ce la pagano però!).

Piegare la formazione delle nuove generazioni ai bisogni del lavoro che cambia di giorno in giorno è pura stupidità.

Diminuisce il tempo di lavoro necessario, ma la giornata lavorativa sociale invece aumenta, anzi dilata, fino a coprire tutto il tempo di vita. Con le tecnologie digitali ormai – in qualsiasi settore, ma soprattutto nel lavoro immateriale – non c’è più differenza tra tempo di lavoro e non lavoro e le nuove corporation del capitalismo digitale e della gig economy hanno il controllo totale del nostro tempo e dei nostri profili, il tutto esentasse e senza pagare tanti salari.

Urge una controffensiva sul tempo di lavoro, rilanciando contenuti, piattaforme e forme di lotta che, attualmente e stante i rapporti di forza tra Capitale e Lavoro, sembrano inattuabili. Di fronte alla quarta rivoluzione industriale dobbiamo ridurre la giornata lavorativa, rilanciando il “lavorare meno, lavorare tutti”, per ridistribuire il lavoro e il reddito.

In questo quadro dovremmo rovesciare il banco: altro che ASL per gli studenti, imponiamo l’ALS per tutti gli occupati.

A partire magari dagli insegnanti, la cui formazione, con la “Buona scuola”, diventa obbligatoria, permanente e strutturale: rivendichiamo l’anno sabbatico, oppure vogliamo stare collegati alla piattaforma Sofia per racimolare i crediti on line a pagamento?

Obiettivi come la formazione continua, l’anno sabbatico retribuito per tutti lavoratori ogni sette anni (e l’aumento dell’occupazione necessario per garantirlo), dovrebbero entrare nelle piattaforme; non solo per la riconversioni delle mansioni che le nuove tecnologie impongono, ma per formare i nuovi saperi e approfondire gli antichi, necessari ai profondi processi di riconversione ecologica del modello di sviluppo che dobbiamo affrontare, pena il collasso dell’intero sistema e del Pianeta, come la Crisi economica-finanziaria e quella climatica, a questa legata, sta dimostrando.

 

 

All’indirizzo http://www.cobas-scuola.it/Materiali-scuole/2017/Vademecum-per-la-Mobilitazione-sull-Alternanza-Scuola-Lavoro potete leggere/scaricare il vademecum preparato dai Cobas sull’ASL, la cui versione cartacea può essere ritirata presso le sedi Cobas.

 

All’indirizzo http://www.cesp-pd.it/spip/spip.php?article1433 trovate un modello di mozione collegiale contro l’obbligatorietà dell’ASL.