photo credits: IISG
Il personale ATA vive da diversi anni innumerevoli difficoltà e ormai il disagio è diventata una condizione conclamata che non è più possibile celare. Di ciò si ha percezione immediata, per esempio, quando si interagisce con un collaboratore scolastico per chiedere informazioni, oppure quando ci si rivolge in segreteria per le pratiche di competenza siano queste riferite al personale interno oppure all’utenza esterna. In entrambe i casi l’utente spesso si trova davanti a una persona che dimostra di avere poco tempo da dedicare all’interlocutore sia perchè ha interrotto il lavoro che stava svolgendo e che deve riprendere al più presto, sia perché mentre da ascolto a quanto le viene richiesto, contemporaneamente deve rispondere al telefono, aprire la porta, consegnare del materiale, impostare le fotocopie, rispondere ad un quesito urgente di un collega oppure di un docente, di un alunno ecc.
Non è azzardato dire che è questa situazione caotica, nelle scuole ormai è una realtà quotidiana. Poco personale, impossibilità di effettuare sostituzioni del personale ATA assente, troppe incombenze, orari di apertura delle scuole difficili da coprire con l’organico presente e, inevitabilmente , turni di servizio disagiati.
Tutto questo e tanto altro ancora si traduce prima in stress individuale e poi generale che a sua volta crea un ambiente di lavoro negativo non soltanto per gli ATA ma per tutta la comunità scuola.
È evidente che su talune problematiche quali gli organici carenti o le molestie burocratiche alle quali sono sottoposte le scuole da parte dell’Amministrazione centrale, la soluzione è esclusivamente politica, ma se l’argomento è ‘il clima sereno nell’ambiente di lavoro’ allora è d’obbligo chiamare in causa le responsabilità del DS e del DSGA.
Il personale ATA non ha la possibilità, come accade per i docenti nei collegi, di discutere, di confrontarsi e decidere collegialmente tutte le questioni lavorative che si presentano; generalmente cade tutto dall’alto, in parte anche per effetto delle decisioni prese nei collegi dei docenti e nei consigli di istituto; in quest’ultimi la componente ATA è presente ma numericamente insufficiente ai fini delle votazioni.
Questa importante differenza di gestione delle attività scolastiche fra i docenti che possono discutere e deliberare nei collegi e gli ATA, che invece non hanno questa opportunità, rappresenta una grave carenza organizzativa nel momento in cui il personale deve dare il proprio contributo professionale. Se si pensa al personale ATA come ad un gruppo operativo di persone che lavorano nello stesso ambiente, capaci di realizzare i propri compiti, di interagire in modo costruttivo con le diverse figure presenti nella scuola, appare chiaro come il DS e il DSGA rivestano un ruolo fondamentale nell’attuazione degli interventi rivolti a colmare il vuoto organizzativo esistente al fine del raggiungimento di un clima di lavoro sereno e proficuo per tutte/i.
Il riconoscimento dei ruoli altrui e del proprio rappresenta già un buon inizio; troppo spesso nelle scuole c’è confusione in questo senso, conoscere il confine fra le proprie responsabilità e quelle degli altri evita il fastidioso scarico di competenze.
Dal DS e dal DSGA ci si aspetta una gestione attenta del personale ATA che, una volta definita, favorirà il buon funzionamento dell’intera comunità scolastica, nonché un ambiente di lavoro dove tutti i soggetti si possano sentire integrati e partecipi.
Gli elementi indispensabili sono la chiarezza dell’organizzazione espressa tramite i mansionari individuali, la precisione e la tempestività delle disposizioni, i criteri definiti per affrontare le emergenze come le sostituzioni del personale assente, la conoscenza delle figure di riferimento a seconda delle necessità che si presentano (chi è responsabile e di cosa).
Ad integrazione di questi utili passaggi tecnici, il DS e il DSGA devono favorire il coinvolgimento di tutto il personale ATA nella quotidianità della scuola, attenuando i conflitti, gestendo in modo coerente la partecipazione e l’integrazione di tutte le figure operanti, riconoscendo il ruolo di ognuno e, allo stesso tempo, affermando il proprio.
Di fondamentale importanza, è il raggiungimento dell’obiettivo da parte del DS e del DSGA di creare fra i lavoratori ATA un gruppo coeso, che abbia come finalità non soltanto l’impegno lavorativo, ma anche le buone relazioni interpersonali, la fiducia reciproca anche nei confronti delle figure superiori, consapevoli che ogni ruolo ha la propria responsabilità.
L’elemento per sviluppare e far crescere questo progetto è la discussione costante con il personale, la riflessione, il confronto; sarebbe utile programmare degli incontri, così come si convocano i collegi docenti affinché il “popolo degli ATA“ si senta partecipe e protagonista della vita professionale che svolge e non avverta più la sensazione di essere allo sbaraglio e, in alcuni casi, di essere di ruolo ma di lavorare da precario.
L’autonomia scolastica, il decentramento amministrativo, la “Buona scuola”, la riforma della pubblica amministrazione e le innovazioni digitali degli ultimi anni non hanno dato tregua al personale ATA che si è trovato coinvolto senza essere stato preparato e che quotidianamente deve faticare per stare al passo con i cambiamenti che il sistema-azienda-scuola impone e, mentre le mansioni degli ATA aumentano e si trasformano da “capacità esecutive” a “capacità autonome” , gli organici diminuiscono rendendo di fatto impossibile lavorare in un clima disteso.
Le capacità richieste a tutti i profili ATA di autonomia professionale, per essere ben sviluppate necessitano di una attenta coordinazione di chi svolge il compito di capo del personale. A differenza della scuola di vent’anni fa dove con poche indicazioni tutti sapevano cosa fare e gli eventuali problemi che sorgevano la maggior parte delle volte erano risolti con la collaborazione del personale stesso, oggi è aumentata da parte del personale ATA l’esigenza di avere chiarezza su tutto, come se l’esperienza, la continuità delle persone che lavorano da molti anni nella stessa scuola si annullasse ogni 31 agosto. La lamentela più frequente del personale ATA è di non essere al corrente delle decisioni che riguardano il proprio lavoro, di essere soggetto a cambiamenti repentini di orario, di mansioni, di subire palesi iniquità oppure di avere versioni distorte sui propri diritti.
Infine dovrebbe essere interesse del DS e del DSGA creare un buon clima nella scuola se non altro per l’influenza positiva e l’impegno personale che ricadrebbe sulla qualità del lavoro e su tutta la comunità. Si spendono più tempo ed energie a sedare discussioni inutili, malintesi e polemiche di quante non se ne spenderebbero a consegnare i mansionari individuali ad inizio anno, ad informare il personale delle attività della scuola, a programmare un calendario degli incontri per affrontare, discutere e risolvere insieme gli eventuali problemi
Può sembrare un’utopia, ma non è impossibile da realizzare, è sufficiente ascoltare il personale ATA per comprendere che i suggerimenti precedentemente esposti sono di facile esecuzione, sono strumenti che già esistono nella scuola, sono soltanto finiti nel dimenticatoio degli uffici di dirigenze sommersi dalle molestie burocratiche; sono strumenti che non hanno costi ma, al contrario, potrebbero essere una grande opportunità di guadagnare o di riconquistare il rispetto delle persone, la dignità dei lavoratori ATA.
Commenti recenti