photo credits: Patrick Tomasso
Come recita la Premessa della recente Nota Miur sull’”organico dell’autonomia”, “la Legge 107/2015 si pone la finalità strategica di dare piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche”, dando “nuovo impulso agli elementi già presenti nel sistema nazionale di istruzione, frutto di oltre 15 anni di lavoro intenso e proficuo delle istituzioni scolastiche autonome. In tale prospettiva, l’introduzione dell’organico dell’autonomia costituisce uno degli elementi più innovativi”.
Se per tutto il 2015 l’intero mondo della scuola, con la più grande adesione mai vista a uno sciopero indetto da tutte le organizzazioni sindacali, col boicottaggio dei quiz Invalsi, con lo sciopero degli scrutini, si è battuto contro questa legge è perché era chiaro che essa rappresentava un ulteriore e decisivo passo verso quella che abbiamo chiamato la scuola-azienda. Per far questo, la “Buona Scuola” realizza due condizioni essenziali:
È quanto da anni reclamava Confindustria, senza per altro nessuna seria opposizione da parte delle organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL, per sottrarre al corpo docente forza e possibilità di resistenza contro le aggressioni del mercato con i suoi corollari di dirigenti, staff, premi e sanzioni. Forza e resistenza che in questi anni sono riuscite a garantire la centralità della didattica, del rapporto docente-studente. Una centralità che ha impedito finora la completa trasformazione aziendalista della Scuola. Per rendersene conto, basta leggere Attilio Oliva, presidente della Fondazione TreeLLLe, quando ammoniva “… i docenti di fatto hanno il maggior potere con il collegio dei docenti perché la scuola oggi è didattica, non è altro che didattica, … non può scegliere gli insegnanti, non può decidere l’organico, cioè non può fare le cose essenziali di una scuola autonoma, per cui si parla solo di didattica e la didattica la fanno i docenti … e il dirigente serve a poco.”
Finalmente, immagino pensi ora Oliva, un capo “alla Marchionne” potrà disporre di una forza lavoro standardizzata cui far fare ciò che riterrà più utile, senza nessun ostacolo derivante dalla forza di una titolarità di cattedra/materia, plesso e scuola e senza neanche rinunciare alla possibilità di isolare e ghettizzare i soggetti più “contrastivi”, come ha soavemente pronosticato l’Associazione Nazionale Presidi, usando il ricatto dei contratti triennali e l’assegnazione sul “potenziamento”.
Così diventa sempre più evidente la tendenza a uniformare e misurare anche l’insegnamento, una trasformazione che Ursula Huws descrive in questo modo:“La maggior parte dei servizi pubblici implica una quantità di lavoro non manifesto che non è facile standardizzare … Così la prima fase consiste nel codificare il sapere non manifesto del lavoratore in modo che … sia completamente standardizzato e replicabile, in modo da poter essere affidato a lavoratori sempre meno specializzati. Una volta realizzata la standardizzazione il processo può essere gestito in base ai risultati. Così si ha l’introduzione di indicatori di prestazione, cosicché i lavoratori … vengono sempre più valutati in base a cosa producono, misurato dagli indicatori e obiettivi di prestazione. E una volta che il lavoro può essere amministrato in base ai risultati, esso può essere esternalizzato. Può essere eseguito da chiunque. Tutto quello che si deve fare è contare i risultati e fissare obiettivi … Alla fine il processo trasforma i lavoratori del settore pubblico in dipendenti del settore privato … devono lavorare secondo indicatori di prestazione, la procedure sono state molto standardizzate, sempre più amministrate e disciplinate da classifiche e da altri strumenti numerici” (U. Huws, La crisi come opportunità per il capitalismo, in New Left Project, 11 dicembre 2011, intervistata da Ed Lewis rappresentante del sindacato britannico degli insegnanti).
Di seguito forniamo alcune indicazioni operative sull’utilizzo del personale docente, indispensabili per cercare di arginare almeno i possibili abusi e le discrezionalità da parte del dirigente scolastico.
Diventa sempre più importante che Consigli d’Istituto e Collegi dei docenti definiscano criteri e proposte per evitare una gestione del personale personalistica e caotica.
Non dimentichiamo che, nell’anno scolastico appena trascorso, l’organico “potenziato”, individuato tra i docenti neoassunti con il piano straordinario di assunzioni della Fase C, è stato impiegato quasi ovunque per coprire supplenze brevi in una sorta di tappabuchi o improvvisando “interventi educativi e formativi”, senza una specifica progettualità, all’insegna del disordine creato dall’assegnazione di docenti di classi di concorso a volte neanche presenti nell’istituzione scolastica.
Purtroppo, a partire da quest’anno scolastico tale sorte rischia di diventare comune a tutti i docenti dell’organico dell’autonomia, col rischio di assistere ad un azzeramento di carriera, di anzianità, di continuità. Occorre quindi trovare anche nel testo dell’unico articolo della legge n. 107/2015 quanto può limitare l’inventiva e l’abuso dirigenziale:
– comma 20: “Per l’insegnamento della lingua inglese, della musica e dell’educazione motoria nella scuola primaria sono utilizzati, nell’ambito delle risorse di organico disponibili, docenti abilitati all’insegnamento per la scuola primaria in possesso di competenze certificate, nonché docenti abilitati all’insegnamento anche per altri gradi di istruzione in qualità di specialisti, ai quali è assicurata una specifica formazione nell’ambito del Piano nazionale di cui al comma 124″;
– comma 79: “… Il dirigente scolastico può utilizzare i docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati, purché posseggano titoli di studio validi per l’insegnamento della disciplina e percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire e purché non siano disponibili nell’ambito territoriale docenti abilitati in quelle classi di concorso”;
– comma 85: “Tenuto conto del perseguimento degli obiettivi di cui al comma 7, il dirigente scolastico può effettuare le sostituzioni dei docenti assenti per la copertura di supplenze temporanee fino a dieci giorni con personale dell’organico dell’autonomia che, ove impiegato in gradi di istruzione inferiore, conserva il trattamento stipendiale del grado di istruzione di appartenenza”.
Di conseguenza occorre esigere che:
– coloro che appartengono a un diverso grado di istruzione abbiano assicurata “una specifica formazione nell’ambito del Piano nazionale di cui al comma 124”, e quindi al momento nessuno può essere utilizzato, visto che il Piano nazionale di formazione ancora non esiste (comma 20);
– i non abilitati che hanno il titolo di studio per accedere all’insegnamento, abbiano maturato anche “percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire e, inoltre, non siano disponibili nell’ambito territoriale docenti abilitati in quelle classi di concorso” (comma 79);
– le supplenze fino ai 10 giorni non vengano reiterate e per assenze superiori si nominino i supplenti (comma 85).
L’assegnazione delle attività di potenziamento e quelle di insegnamento “frontale” è diventato uno strumento fondamentale nelle mani dei dirigenti per gestire il proprio potere e creare gerarchie. È necessario che questa assegnazione sia regolata dalle norme vigenti e non dalla prepotenza dirigenziale:
Sarà anche utile ricordare quanto sentenziato dalla Corte d’Appello di Cagliari (Sez. Sassari, sent. n. 40/2015): le norme del d.lgs. n. 297/1994 “… vincolano le decisioni dei dirigenti scolastici al rispetto delle competenze degli organi collegiali … è da escludere che i dirigenti scolastici possano assegnare i docenti alle classi senza tener conto dei vincoli posti dalle delibere degli OO.CC.”.
Allora, in questi contesti collegiali e contrattuali, è auspicabile adottare decisioni quanto possibile egualitarie, evitare di contribuire alla frammentazione del personale col rischio di acuire ulteriori contrasti tra pezzi di categoria proprio mentre si possono creare le condizioni per sviluppare una piattaforma capace di unificare tutte le istanze particolari che stanno emergendo dal marasma realizzato dalla “Buona scuola”.
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