Nipoti di un dio minore

Personale ATA: più carichi di lavoro e meno diritti

photo credits: Rudy and Peter Skitterians

Assistenti amministrativi, collaboratori scolastici e assistenti tecnici sono le principali figure che fanno parte del personale ATA, considerati gerarchicamente “inferiori” anche da alcuni colleghi docenti e dall’Amministrazione (basta vedere gli stipendi). Dopo che il loro numero è stato tagliato, a causa del mito della informatizzazione (come se i pc potessero funzionare da soli!), sono impegnati a svolgere tutto il lavoro in 36 ore settimanali, una missione spesso impossibile anche perché sommersi da una serie infinita di molestie burocratiche.

Del personale ATA si parla solo in termini di efficienza e di risparmi, come si trattasse di eliminare un residuo arcaico e inutile in un’azienda che mira all’efficienza e alla soddisfazione del cliente. Su di loro spesso si sprecano i luoghi comuni:

  • i collaboratori scolastici stanno sempre nel corridoio a chiacchierare, come se sorvegliare non fosse già un lavoro, e non sono altro che una squadra di pulitori, come se il loro lavoro fosse solo quello;
  • gli assistenti amministrativi stanno sempre alle macchinette a prendere il caffè e chiacchierare, come se i computer potessero funzionare senza qualcuno che digita sulla tastiera
  • gli assistenti tecnici non li trovi mai quando li cerchi, ma tutti gli istituti comprensivi vorrebbero un assistente tecnico di informatica.

Eppure, basta pensare al fatto che la prima persona che un genitore o un alunno, o chiunque altro, incontra quando entra o telefona in una scuola è il collaboratore scolastico, per capire che questo rappresenta il biglietto da visita di ogni scuola. E la seconda persona che si incontra è l’assistente amministrativo, senza il quale le pratiche amministrative non andrebbero avanti. Solo in terza battuta, gli utenti incontrano un docente.

Quando poi si parla delle tecnologie informatiche di comunicazione, spesso si dimentica che, nella scuola, il personale ATA è storicamente quello più colpito dai cosiddetti processi “innovativi“ portati avanti dai vari governi succedutisi negli ultimi trent’anni. Nelle fabbriche a questi processi si associano termini quali ristrutturazione, costo del lavoro e globalizzazione dei mercati, mentre nella scuola si usano altri termini: innovazione, razionalizzazione, riforma e revisione/taglio della spesa pubblica. Con le dovute differenze, i risultati sono molto simili: perdita di posti di lavoro, aumento dei carichi di lavoro, stipendi poco dignitosi.

 

Meno ATA per tutti

Con l’istituzione dell’autonomia scolastica, quasi tutte le funzioni amministrative e contabili che venivano svolte dagli allora Provveditorati agli Studi sono diventate di competenza delle scuole, con un aumento dei carichi di lavoro sulle segreterie senza alcun riconoscimento contrattuale. Nonostante questo, non solo non vi è stato alcun aumento stipendiale, ma nemmeno vi è stato un adeguamento degli organici: al contrario, con l’introduzione dell’autonomia scolastica sono iniziati i tagli al personale ATA.

La Legge 133/2008 ha tagliato l’organico ATA di 45mila unità in tre anni, a decorrere dal a. s. 2009/10. Inoltre, con il cosiddetto “dimensionamento scolastico”, non solo è diminuito il numero delle scuole autonome, ma è ulteriormente diminuito anche l’organico del personale ATA. Lo fanno in maniera molto semplice: durante l’estate, quando siamo in ferie, Miur e sindacati concertativi pubblicano delle tabelle nelle quali, in base a certi parametri, sono definiti gli organici ATA di ogni regione e di ogni provincia, fino ad ogni scuola e ogni plesso. Così possiamo continuare ad avere scuole cosiddette sottodimensionate, a cui non vengono più assegnati Dirigenti e DSGA. La “reggenza” non è più, quindi, un fatto straordinario attuato solo in carenza di Dirigenti e DSGA in ruolo, ma una categoria particolare per istituti sottodimensionati, che conservano la loro “autonomia”, ma saranno diretti da qualcuno “prestato” alla scuola. Sfidiamo a trovare la razionalità di tale disposizione!

Il punto, però, è un altro: si dovrebbe stabilire quale sia l’ottimale dimensione di un istituto e, in base a questa, si dovrebbero fissare dei limiti. Ma è possibile individuare tale ottimale dimensionamento in astratto? I Cobas dicono proprio di no! Chiunque con un minimo di buon senso può capire che, dal punto di vista geografico, una cosa è avere 1.000 alunni nello stesso edificio o con poche “succursali”, altro è avere 15/16 plessi, con pesanti conseguenze in termini di sicurezza e di diritti, come vedremo fra poco. Come si fa a non considerare questo aspetto geografico nella determinazione degli organici?

 

Determinazione del personale ATA

Se si guarda dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi amministrativi, occorre riconoscere ad esempio che questi non possono scendere al di sotto di una certa soglia: una segreteria funzionale ha bisogno di almeno 5/6 assistenti amministrativi, avendo tuttavia presente che la complessità di una scuola non dipende dal numero di alunni, anche se questo incide certamente. La verità è che le pratiche amministrative procedono soltanto grazie al senso di responsabilità dei colleghi che lavorano negli uffici, che fanno gli straordinari senza sapere di poterli recuperare e che svolgono in affanno il lavoro di quelli che, per qualunque motivo, hanno necessità di assentarsi.

Se si guarda dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi ausiliari, si vede che spesso nelle scuole la vigilanza è insufficiente e i collaboratori scolastici sono “costretti” a fare gli straordinari quotidianamente (come può altrimenti un solo collaboratore scolastico, con un orario di 36 ore, coprire l’arco di apertura di 40 ore di una scuola per l’infanzia?). La disponibilità di alcuni colleghi a fare gli straordinari, che vengono barattati con giorni di recupero estivo, denota una mancanza di consapevolezza del fatto che le conseguenze sono il taglio delle sostituzioni e meno lavoro per chi è precario.

Se si guarda dal punto di vista dell’organizzazione dei laboratori, tanto propagandati nella L. 107/2015 (insegnamento laboratoriale), spesso senza rinnovo delle attrezzature e senza adeguate forniture, va detto che sono lasciati al senso di responsabilità degli assistenti tecnici, mentre ogni scuola – anche gli istituti comprensivi – avrebbe bisogno di un tecnico informatico (grazie alla famigerata dematerializzazione e alla diffusione del registro elettronico), anche se non previsto in organico.

In questa situazione, aggravata dall’alto numero di colleghi con mansioni ridotte, l’esercizio del diritto ai permessi per la 104 (più difficili da esercitare se non si viene sostituiti), del diritto di assemblea (difficile da esercitare se, ad esempio, 15 collaboratori scolastici devono garantire l’apertura di 10 plessi), del diritto di riposare a casa per malattia (senza sostituzioni, l’assenza per malattia grava sui colleghi che restano in servizio), del diritto a quelle poche ferie che si possono prendere durante l’attività didattica (anche qui, senza sostituzioni, l’assenza pesa su chi è in servizio) sono diritti gravemente compromessi e il personale ATA è coinvolto in una battaglia quotidiana per poterli esercitare, una battaglia che i Cobas sostengono ovunque sono presenti.

In poche parole, gli organici ATA vanno definiti non solo in base al numero degli alunni o al numero di alunni disabili, ma anche in base a quanti hanno le mansioni ridotte, a quanti hanno la 104 e in base al numero dei plessi che compongono una scuola.

 

Il Collegio ATA

I Cobas si sono battuti per i nuovi concorsi per il profilo di DSGA e il superamento dell’esternalizzazione dei servizi di pulizia (quest’ultimo ancora da avviare), ma sono necessari anche un aumento stabile di organico del personale ATA, le assunzioni per assorbire i precari, l’introduzione del profilo tecnico nelle scuole del primo ciclo, l’eliminazione della distinzione tra organico di fatto e di diritto (che, da sola, equivale a circa 5mila assunzioni).

Le scuole devono prevedere e promuovere il Collegio ATA, in cui il personale ATA sia protagonista e partecipi alle scelte che lo riguardano. Su questo le RSU hanno un ruolo importante, perché, in attesa che il Collegio ATA sia contrattualmente previsto, all’interno del contratto integrativo d’istituto devono chiedere l’inserimento di Conferenze dei Servizi come strumento per risolvere i numerosi problemi organizzativi che devono essere affrontati, che devono essere indette anche su richiesta del personale e con la presenza delle RSU.

Dopo i tagli della L. 133/2008, il D.L. 98/2011 ha fissato il limite della dotazione organica del personale ATA, il quale ancora oggi non può superare la consistenza determinata nell’a. s. 2011/2012. Poi è intervenuto il D.Lgs. 66/2017, il quale stabilisce che nella definizione degli organici del Personale ATA bisogna tener conto anche della presenza di alunni disabili. Con un incremento di personale ATA? NO, incredibilmente sempre nei limiti del 2011!

Per gli assistenti tecnici, invece, la pianta organica non è definita da tabelle nazionali, ma ogni scuola determina la propria con delibera della Giunta Esecutiva, in base alle ore d’insegnamento in laboratorio previste nella scuola. Ma anche qui occorre rispettare la norma che prevede l’attivazione di un posto di assistente tecnico solo in presenza di almeno 24 ore di laboratorio di quella specifica area professionale, ovviamente sempre nel limite del contingente dell’organico regionale assegnato. Per l’istituzione del posto, inoltre, un altro limite è dato dalla eventuale presenza dell’ITP: in questo caso niente assistente tecnico!

 

Più sostituzioni per tutti

Sono talmente tanti, i problemi quotidiani del personale ATA, che qui se ne possono accennare solo alcuni.

Un problema del personale ATA, che è quotidianamente oggetto di battaglia, riguarda le sostituzioni. Fino a qualche tempo fa il lavoro di un assistente amministrativo o di un assistente tecnico, per l’Amministrazione, non valeva nulla: infatti, se questi si ammalavano, non potevano essere mai sostituiti. Ora, per essere sostituiti, gli assistenti tecnici e amministrativi devono avere una malattia “importante” ed ammalarsi per più di 30 giorni. Un pochino più fortunati sono i collaboratori scolastici, che possono essere sostituiti fin dal primo giorno di assenza, ma solo se “l’assenza del collaboratore scolastico determinerebbe delle urgenze che non potrebbero trovare alcuna altra risposta atta a garantire la incolumità e la sicurezza degli alunni, nonché la indispensabile assistenza agli alunni diversamente abili determinando, inoltre, necessità obiettive non procrastinabili, improrogabili e non diversamente rimediabili, che renderebbero impossibile assicurare le condizioni minime di funzionamento del servizio scolastico tanto da compromettere in modo determinante il diritto allo studio costituzionalmente garantito.” In pratica, la loro sostituzione – fin dal primo giorno -, possibile in caso siano in pericolo l’incolumità e la sicurezza degli alunni o quando sia compromesso il diritto allo studio, viene resa talmente difficile che spesso i dirigenti preferiscono gravare sui collaboratori scolastici presenti, facendoli girare come trottole, piuttosto che assumersi la responsabilità di chiamare i supplenti.

Un altro problema non secondario è relativo al plesso sede di servizio dei collaboratori scolastici. Durante l’anno, per non assumersi la responsabilità di chiamare i supplenti fin dal primo giorno, i dirigenti spesso usano i collaboratori scolastici come se fossero dei birilli spostandoli da un reparto all’altro, o addirittura da un plesso all’altro, facendo finta di dimenticare che il piano di lavoro del personale ATA prevede l’assegnazione di ognuno ad un reparto o ad un plesso. Tale assegnazione implica che lo spostamento di un collaboratore scolastico dal reparto o plesso assegnato va fatto in maniera regolare: vi deve essere un ordine di servizio, che metta il lavoratore al riparo da possibili conseguenze in capo alla responsabilità di vigilare in luoghi dove fisicamente non è presente; il collaboratore che viene spostato si deve recare nell’altro plesso senza l’uso del mezzo proprio (a meno che lo spostamento non sia stato previsto dal giorno precedente); lo spostamento da un plesso all’altro, qualora effettuato “seduta stante” va svolto in orario di servizio. Il plesso sede di servizio è anche un problema che riguarda il periodo estivo, poiché non risulta esservi alcuna norma che impone che tutti i collaboratori scolastici prestino servizio nella sede centrale nei periodi di sospensione delle attività didattiche.

 

Chiusura nei prefestivi e ferie

Poi ci sono le chiusure nei prefestivi. In alcune scuole vengono deliberate senza nemmeno consultare il personale ATA, che invece deve essere d’accordo. Anche qui è molto importante il ruolo delle RSU, che devono convocare le riunioni nelle quali il personale ATA si deve esprimere in tal senso, altrimenti non si possono fare. In molte scuole, inoltre, si pretende che i prefestivi vengano coperti con ferie: una pretesa illegittima che sarebbe superata semplicemente prevedendo, nella settimana di chiusura del prefestivo, una articolazione dell’orario di 7h 12’ su 5 giorni anziché 6h per 6 giorni.

Un altro problema di cui si parla poco, infine, sono le ferie di chi si avvale dell’art. 59 del CCNL per accettare supplenze annuali in altri ruoli. In questi casi, prendere il “pacchetto-supplenza annuale” vuol dire accettare anche il “pacchetto ferie tagliate” nei periodi di sospensione delle lezioni. Se a ciò si aggiungono le ferie per i prefestivi di luglio e agosto, si comprende bene come anche il diritto alle ferie risulti gravemente compromesso.

Sono solo alcune delle problematiche del personale ATA: molte possono trovare soluzione attraverso l’impegno di ogni collega (non disponibilità agli straordinari, alla sostituzione del collega assente ecc.), altre attraverso le RSU e nei contratti integrativi d’istituto, altre devono essere previste nella definizione del nuovo contratto nazionale.

Gli iscritti e le RSU Cobas sono impegnati per il superamento di questi problemi, nella consapevolezza che l’obiettivo primario per una riduzione dei carichi di lavoro è l’aumento degli organici, ma che questo non è il solo problema del personale ATA.