La ministra Fedeli si sta dando un gran da fare per “finire il lavoro”.
Lo scorso 25 novembre, nel corso del convegno “Esserci per educare le nuove generazioni” (svoltosi a Verona all’interno del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa), la ministra ha fatto luce su quella che, nelle intenzioni dei suoi ispiratori, dovrebbe essere la prossima tappa della grande opera di stravolgimento della scuola pubblica. L’elemento chiave del nuovo tassello della controriforma della scuola è il “costo standard” di sostenibilità per gli studenti. In parole povere, si tratta di calcolare il costo per la frequenza annuale di ogni studente, nelle scuole statali e paritarie, e di finanziare con i soldi pubblici le scuole paritarie secondo la formula costo standard x numero di studenti frequentanti. In questo modo, il finanziamento delle scuole private paritarie ricadrebbe per intero sullo Stato (a danno, neanche a dirlo, delle scuole statali che ne risulterebbero ulteriormente impoverite), mentre le rette (magari con la formula di contributi pseudo-volontari) a carico delle famiglie, servirebbero a “selezionare” l’utenza delle scuole (statali e non statali) sulla base delle differenze di reddito.
In evidente contrasto con il secondo comma dell’art. 33 della Costituzione (“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato“), Un simile meccanismo è consentito dalla L. 62 del 2000, nota come legge per la parità scolastica, altra “medaglia” di un altro governo di centrosinistra. Il governo Renziloni, quindi, dopo aver soddisfatto con la sedicente buona scuola i desiderata e gli appetiti del padronato, si prepara a dare soddisfazione alla potente lobby cattolica, come sinora non era pienamente riuscito a nessuno dei governi di centrodestra della storia della Repubblica. Come accade sempre quando un governo “di sinistra” si trova a fare cose di destra meglio della destra, anche in questo caso è necessario ricorrere a plateali mistificazioni per “giustificare” quello che si sta facendo. Così la ministra recita le ingannevoli formule che altri hanno già (da tempo) scritto per lei: “Credo sia giunto il momento, dopo 17 anni, di cominciare a fare sul serio sul pluralismo educativo e sull’offerta formativa per il diritto allo studio, anche per le scuole paritarie cattoliche”. È evidente che il “pluralismo educativo” dovrebbe essere offerto dalle scuole statali, aperte e pluralistiche, nelle quali è garantito il libero accesso di tutti e dove non potrebbe essere negato il libero confronto tra i diversi modelli educativi e le diverse visioni del mondo. Le lobby cattoliche, invece, “confondono” il concetto di pluralismo educativo con la “libertà di scelta” tra la scuola statale e quella paritaria che, secondo loro, deve essere garantita alle famiglie. Laddove la scelta è “libera” solo se lo Stato si fa carico dei costi delle scuole private paritarie. Ora questa pretesa viene fatta propria esplicitamente e pubblicamente dalla ministra Fedeli, con un “salto di qualità” incostituzionale che non avevano osato neppure le ministre berlusconiane, Moratti e Gelmini.
Commenti recenti