Alcune considerazioni

1. Innanzitutto, si dovrebbe eliminare l’inutile distinzione tra posti in organico di diritto e posti in organico di fatto e procedere ogni anno all’assunzione a tempo indeterminato su TUTTI i posti realmente disponibili. Questa operazione basterebbe già da sola a ridurne sensibilmente la consistenza, ma non sarebbe sufficiente.
2. Contemporaneamente, infatti, bisognerebbe smettere di considerare il precariato come un’emergenza o come un problema a cui dare risposte parziali e capire che, data la necessità di ricorrere in modo non sempre prevedibile a un certo numero di sostituzioni del personale assente, una piccola quota di personale precario nella scuola è probabilmente fisiologica o comunque assai difficile da eliminare. Il sistema di reclutamento, pertanto, deve tenerne conto in modo strutturale e non può fare a meno del doppio canale.
3. Bisognerebbe smascherare i soggetti che sui precari e sulle precarie ci guadagnano e impedire che continuino a farlo: non solo lo Stato che risparmia sugli stipendi, ma anche tutti quegli enti di formazione e quegli studi legali che propinano loro corsi e ricorsi su qualsiasi cosa, sfruttandone spesso la disperazione e mettendoli sempre gli/le uni/e contro gli/le altri/e.
4. Bisognerebbe liberarsi dalla falsa retorica del merito sulla quale da anni ormai si insiste per provare a ripristinare il concorso ordinario come unica strada di accesso alla stabilizzazione. 5. Bisognerebbe finalmente riconoscere il valore formativo e quindi “abilitante” dell’esperienza maturata sul campo dopo anni di servizio nella scuola e attribuire ad essa lo stesso valore che si attribuisce al superamento di un concorso.
6. Infine, per quanto attiene alla secondaria, bisognerebbe accogliere i pochi elementi positivi contenuti nel Dlgs 59/2017, laddove tra mille aspetti problematici prevedeva la formazione (retribuita e a carico dello Stato) come momento successivo a quello del reclutamento.

Le proposte dei Cobas

  • Sulla base di queste considerazioni riteniamo necessario la conservazione/riorganizzazione del doppio canale, l’unico sistema in grado di garantire in modo strutturale, da un lato, la possibilità di entrare subito nella scuola in modo stabile a chi, magari appena laureato, vi si avvicina per la prima volta, dall’altro, il diritto all’assunzione a tempo indeterminato di chi della scuola garantisce ogni anno il funzionamento con il suo lavoro da precario. Un doppio canale che permetta ogni anno di assumere a tempo indeterminato il 50% degli insegnanti dalle Graduatorie di Merito e il restante 50% da Graduatorie per soli titoli di studio e servizio.
  • Le prime saranno composte da tutti i vincitori e le vincitrici del concorso ordinario a cui sarà possibile partecipare essendo in possesso della laurea in Scienze della formazione primaria (corso per accedere al quale chiediamo che venga eliminato il numero chiuso), per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, oppure del titolo di studio valido per l’insegnamento di una determinata disciplina, per quanto riguarda la scuola secondaria (no ai 24 CFU!).
  • Le seconde saranno composte da tutti gli insegnanti e le insegnanti che avranno totalizzato almeno 3 anni scolastici di servizio a tempo determinato nella scuola statale (non sarà possibile far valere il servizio nella scuola paritaria); da coloro che avranno superato, ma non vinto, un concorso ordinario (gli “idonei”); da tutti i laureati e le laureate in Scienze della formazione primaria (il cui titolo è già di per sé abilitante e non necessita di ulteriori requisiti di servizio).
  • A questo punto, gli/le assunti/e a tempo indeterminato da una qualsiasi delle due graduatorie nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, avendo già svolto il proprio percorso di formazione professionale durante il corso di studi, svolgeranno il consueto anno di prova.
  • Gli/Le assunti/e a tempo indeterminato da una qualsiasi delle due graduatorie nella scuola secondaria, invece, svolgeranno un “vero” anno di formazione e prova, regolarmente retribuito, all’interno del quale metà dell’orario di servizio sarà dedicato all’insegnamento in classe e metà ad attività di formazione didattico-pedagogica (corsi teorico-pratici in collaborazione con l’Università, osservazione di colleghi/e, tirocinio ecc.).
  • Riteniamo infine che lo stesso modello debba costituire la traccia anche per un sistema di stabilizzazione su posti di sostegno. La complessità di tale situazione, caratterizzata, tra l’altro, da un ampio scarto tra organico di fatto e organico di diritto, dalle limitanti modalità di conseguimento del titolo di specializzazione, dal frequente ricorso a personale della terza fascia spesso ai primi anni di servizio, necessita di uno spazio di analisi specifico.