Approcci globali

Contrattazione d’istituto. Un bilancio delle novità per la parte economica

photo credits: Gerd Altmann

Per quanto riguarda la contrattazione d’istituto sulla parte economica del CCNL, in un numero significativo di scuole (in particolare in provincia di Bologna) è stata seguito l’approccio globale proposto l’anno scorso. Vale a dire sono stati considerati complessivamente tutti i fondi destinati al personale di qualsiasi provenienza (non solo il FIS, ma anche i fondi dei progetti comunitari e nazionali, inclusi i PON, quelli dell’ex ASL, del bonus…) anche sulla base dell’esplicita previsione dell’art. 22 c. 4 lett. C del CCNL. Questo implica che l’informazione deve riguardare come sono stati distribuiti tutti questi fondi l’anno precedente, con l’indicazione dei nominativi e degli importi, che è un presupposto indispensabile per poter avviare la contrattazione, come peraltro è previsto esplicitamente dall’art. 5 c. 3 e 4 del CCNL. Alcune sentenze hanno sancito almeno l’obbligo di comunicazione integrale alle RSU, che poi può liberamente informare il personale.

L’approccio globale implica anche la previsione di un tetto massimo di salario accessorio percepibile da ogni singolo lavoratore dal complesso dei fondi destinati al personale. Il criterio usato a Bologna è stato quello di determinare un numero massimo di ore lavorative (oltre l’orario di servizio per i docenti) erogabili, da cui ricavare – moltiplicando per la rispettiva retribuzione oraria – l’importo massimo in euro, che nel caso, per esempio, di 300 ore sarebbe 5.250 €. Naturalmente, l’opportunità di tale tetto dipende dal grado di concentrazione personale delle risorse: laddove non è particolarmente alto potrebbe avere l’effetto opposto di spingere verso la concentrazione.

Tradizionalmente i due strumenti per una distribuzione dei fondi tendenzialmente ugualitaria sono stati la flessibilità didattica organizzativa per i docenti e l’intensificazione per gli ATA.

Per la flessibilità è stata prioritariamente destinato un 8-10% della quota docenti da distribuire in quote uguali tra tutti quelli che svolgono una serie molto ampia di attività, in modo da coinvolgere in pratica tutti i docenti (in alcuni casi è stata prevista una quota doppia per chi svolge più di 3 attività).

Per l’intensificazione è stata prevista una quota percentuale dei fondi destinati ad ogni profilo da distribuire in modo uguale, in base al presupposto che tale scelta faciliti la cooperazione e il lavoro collegiale con effetti positivi sull’efficacia del lavoro, mentre la differenziazione e la conseguente competizione individuale ha effetti negativi e rafforza il potere di chi deve valutare la diversa “qualità” del lavoro. Per esempio, in una scuola di Lucca per gli assistenti amministrativi tale quota ugualitaria è dell’84%. La quota rimanente viene ripartita in maniera diversificata per retribuire quelle attività che, in base al largo consenso dell’assemblea degli Ata, richiedono effettivamente un particolare intensificazione.

 

Il bonus merito

Per la contrattazione dei criteri di distribuzione del bonus sono state di fatto seguite le due strade individuate l’anno scorso. I criteri sono stati contrattati in modo tendenzialmente ugualitario laddove si sono verificate una serie di condizioni: il DS non ha chiesto l’applicazione dell’art. 20 del CCNL (divisione in tre fasce: chi non è valutato positivamente non riceve niente, chi è valutato positivamente e i super positivi, che prendono almeno il 30% in più dei rientranti nella seconda fascia); il Comitato di valutazione ha individuato prevalentemente criteri attinenti al coordinamento didattico – organizzativo, senza prevedere due o più fasce di retribuzione per ogni attività in base alla valutazione discrezionale del DS della qualità del lavoro; la distribuzione del bonus ha seguito una logica complementare alla distribuzione del FIS, dei fondi dell’ ASL e di tutti gli altri fondi destinati al personale, in una visione sistemica del salario accessorio che eviti concentrazioni di risorse in poche mani. Per esempio, in una scuola di Lecce il bonus è stato distribuito in quote uguali tra tutti i richiedenti, in un’altra di Massa l’80% dei fondi sono stati distribuiti in quote uguali tra coloro che avevano svolto attività di coordinamento didattico organizzativo. Nell’ottica della complementarità a Bologna è stato previsto che una stessa attività non può essere retribuita due volte con fondi di diversa provenienza.

Laddove tali condizioni non si sono verificate è stata presentata una dichiarazione allegata al contratto, in cui la RSU – in toto o in parte- afferma di non voler contrattare i criteri di distribuzione del bonus, dato che non vi sono le condizioni per una contrattazione che non sia lesiva dei principi costituzionali e legislativi relativi alla libertà d’insegnamento, al pluralismo didattico culturale e alla democrazia collegiale. Se si tratta della maggioranza della RSU, di fatto, la contrattazione non si svolge su tale materia e il DS può procedere all’iniziativa unilaterale, rispettando però i criteri deliberati dal Comitato di valutazione e, in ogni caso, il tetto massimo di salario accessorio individuale determinato dal contratto.